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Mario Brunetti, comunista e meridionalista

Mario Brunetti, comunista e meridionalistaMario Brunetti

Lutto Ha interpretato la sua funzione non solo come raffinato conoscitore e studioso delle aule e delle commissioni parlamentari ma, soprattutto, nelle strade, nei luoghi di lavoro e della mancanza di lavoro, nei villaggi sperduti della globalizzazione, in Italia, come nell’America Latina, come nel Medio oriente

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 13 agosto 2024

Quest’anno «Itinerari gramsciani» a Plataci non si terrà, purtroppo. Il suo ideatore, il suo appassionato organizzatore, Mario Brunetti, poche ore fa, è morto. Ho conosciuto Mario nel 1972, quando fummo, insieme a Vittorio Foa, Pino Ferraris, Silvano Miniati, Domenico Jervolino, Giangiacomo Migone , tra le altre e gli altri, fondatori del Nuovo Psiup/Sinistra Mpl e, poi, del Pdup, con le compagne e i compagni de il manifesto. Sino al percorso che portò a Democrazia Proletaria. Mario è stato, per me, un fratello maggiore; mi ha insegnato tanto. La sua splendida famiglia è stata (ed è) la mia famiglia.

Evito qui elogi funebri, che Mario, sempre così sobrio, non amava. Ricordo solo che è stato un parlamentare importante, un coerente partigiano della Costituzione. Ha interpretato la sua funzione non solo come raffinato conoscitore e studioso delle aule e delle commissioni parlamentari ma, soprattutto, nelle strade, nei luoghi di lavoro e della mancanza di lavoro, nei villaggi sperduti della globalizzazione, in Italia, come nell’America Latina, come nel Medio oriente. Nei luoghi delle ingiustizie e delle diseguaglianze, nei meandri del dolore, negli spazi delle lotte , delle rivolte, delle ribellioni.

Abbiamo scritto insieme articoli, saggi per Sinistra Meridionale, che è l’amata creatura editoriale di Mario. Rigoroso e lucidissimo intellettuale, arbereshe. Stavamo, in questi giorni, discutendo di un convegno per sottolineare i danni che l’Autonomia differenziata avrebbe prodotto per il Sud: una sorta di discussione-inchiesta popolare , come facemmo, guidati da Pino Ferraris, all’epoca della “rivolta” di Reggio Calabria.

Mario è, infatti, un padre del meridionalismo contemporaneo. Un meridionalismo gramsciano, come ripeteva con convinzione. E si arrabbiava con noi, donne e uomini di sinistra, perché avevamo, sosteneva, sostanzialmente rimosso il Mezzogiorno dalle nostre strategie. «Il Sud non è un orpello; è centrale per pensare la rivoluzione», ci ripeteva con accorata testardaggine.
Mario ha formato, culturalmente e politicamente, tante ragazze e tanti giovani che saranno i nuovi meridionalisti. Intanto, mi sento (ci sentiamo), oggi, spaesati, molto soli. Senza Mario, orgogliosamente e liberamente comunista.

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