Marco Sarracino: «Basta demonizzare la povertà, in agenda Mezzogiorno e lavoro»
Intervista a uno dei quattro under 35 capolista alle prossime politiche Il segretario del Pd partenopeo doveva essere candidato già cinque anni fa ma Matteo Renzi cancellò personalmente il suo nome dalle liste con un colpo di penna
Intervista a uno dei quattro under 35 capolista alle prossime politiche Il segretario del Pd partenopeo doveva essere candidato già cinque anni fa ma Matteo Renzi cancellò personalmente il suo nome dalle liste con un colpo di penna
Il napoletano Marco Sarracino fa parte dei quattro under 35 che il segretario del Pd Letta ha voluto come capilista alle prossime politiche. Cinque anni fa l’allora segretario Renzi l’aveva cancellato personalmente dall’elenco con un colpo di penna.
In base ai sondaggi il centrosinistra ha pochi collegi sicuri, la maggior parte nei grandi centri, tra paracadutati e riconferme c’è poco spazio per le candidature innovative?
Non esistono collegi vincenti o perdenti, esiste la campagna elettorale e in base a quello che faremo misureremo i risultati. Negli ultimi due anni ci avevano raccontato che a Napoli avremmo perso ogni tipo di elezioni e invece, grazie a programmi radicali e progressisti, abbiamo sovvertito i pronostici facendo tornare il Pd alla vittoria. Le liste per il 25 settembre sono il risultato di un patto generazionale, un mix tra candidature di esperienza e rinnovamento.
Al comune di Napoli e in altre realtà dell’hinterland sei stato tra i promotori del patto tra Pd e 5S, che adesso corrono divisi. Ci saranno riflessi sulle amministrazioni, si potrà riprendere il dialogo dopo il voto?
Non dobbiamo rinnegare l’evoluzione che c’è stata in questi anni da parte del Movimento, anche perché è stato un percorso che il Pd ha accompagnato e favorito. Ma se oggi non esiste un’alleanza tra le nostre due forze la responsabilità è solo dei 5S, che inspiegabilmente non hanno votato la fiducia al governo assieme alla Lega e Forza Italia, causando un enorme danno agli italiani. Per le amministrazioni, abbiamo avuto il sostegno dei cittadini e quei sindaci e sindache andranno avanti. Infine, il dialogo si pratica con tutti ma oggi c’è la campagna elettorale e il centrosinistra vincerà senza di loro.
La dem Romina Mura ha replicato a Meloni: «La destra vuole togliere il Reddito di cittadinanza, venga a dirlo in Sardegna». Qual è la tua posizione?
Uno dei problemi del Pd alle scorse politiche è stata la demonizzazione della povertà. Esistono partiti che hanno ingaggiato una vera e propria caccia al povero. La povertà va capita ma soprattutto va contrastata con misure efficaci. Il Rdc, che ha sicuramente una serie di limiti, ha evitato specie durante la pandemia che in alcune zone del paese scoppiasse una vera e propria emergenza sociale. Ora però una delle battaglie fondamentali del Pd sarà quella di affermare politiche per il lavoro, un lavoro di qualità, senza sfruttamento, perché esistono diseguaglianze sociali che hanno raggiunto livelli eticamente inaccettabili. La battaglia sul salario minimo è uno dei nostri temi identitari, il Rdc va tenuto ma migliorato.
Il Mezzogiorno è sparito dalla campagna elettorale, solo la destra se ne ricorda per proporre l’autonomia differenziata.
La questione meridionale va affrontata e soprattutto risolta, non è possibile avere un paese in cui il tasso di accesso ai servizi minimi essenziali sia diverso in base alla regione in cui nasci. Francamente sono stufo di vedere migliaia di miei coetanei abbandonare il Sud per cercare lavoro altrove. La destra a trazione Salvini – Meloni ma anche le autoproclamate forze moderate, che con la ministra Gelmini hanno tentato il blitz dell’autonomia differenziata, hanno una concezione sbagliata di quello che invece può essere il motore di sviluppo del paese. Non siamo cittadini di serie B e sono certo che alle elezioni verremo votati anche perché portatori di un messaggio differente rispetto alle prospettive del Mezzogiorno.
Si fanno passare per rinnovabili gas e nucleare.
Ci si è illusi che il tema dei cambiamenti climatici avrebbe riguardato i figli dei nostri figli, invece anche a causa di numerose crisi che si sono verificate negli ultimi mesi, finalmente tutti si sono accorti della drammaticità di una situazione da affrontare immediatamente. La transizione ecologica non può essere dunque un semplice slogan elettorale e per il Pd è una delle battaglie principali. Ma la salvaguardia dell’ambiente in Campania significa anche proteggere i nostri territori da chi li vuole distruggere, penso alla Terra dei fuochi che continua a mietere vittime: un tema che va risolto dando maggiori strumenti agli amministratori locali, troppe volte costretti ad affrontare queste vicende in totale solitudine. E significa anche contrastare il consumo di suolo aiutando invece rinnovabili e agricoltura di qualità.
Che tipo di campagna elettorale sarà?
Trasformeremo le paure e le preoccupazione causate dalla crisi economica, dall’inflazione e dalla guerra in una nuova speranza collettiva, intendiamo scrivere una nuova storia per il paese e vogliamo farlo con l’aiuto di un popolo che vuole tornare a decidere del proprio futuro. I temi sono lavoro, con la battaglia per il salario minimo, la scuola (a partire dall’aumento degli stipendi dei nostri insegnanti), tutela dei diritti civili contro chi li vuole mettere in discussione.
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