Manovra, la maggioranza alla prova del fisco
Bilancio Dal M5S dopo la rottura sulle nomine segnali di tensione sulla scelta del relatore. Critiche al testo da Confindustria e dai sindacati
Bilancio Dal M5S dopo la rottura sulle nomine segnali di tensione sulla scelta del relatore. Critiche al testo da Confindustria e dai sindacati
Tra scontri nella maggioranza, critiche delle parti sociali e difficoltà tecniche la strada per l’approvazione della manovra finanziaria si fa più impervia. Ieri l’articolo 2 della legge di bilancio, quello che stanzia 8 miliardi per il taglio delle tasse, è finito nel mirino del Servizio bilancio di Palazzo Madama. Secondo l’organismo di controllo il testo rappresenta «un’inversione del corretto ordine» secondo il quale prima si stabiliscono le misure e poi il loro onere. I tecnici, dunque, sottolineano come al momento, a dispetto delle coperture, le norme «non esistano».
IL TAVOLO SUL FISCO riunito al Mef dal ministro Daniele Franco, alla presenza di un esponente per ogni forza di maggioranza si riconvoca quest’oggi. «Riteniamo che gli otto miliardi sono pochi, riteniamo che ne debbano essere messi almeno tredici su un taglio forte contributivo del cuneo fiscale» è la critica del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Più in generale, da via dell’Aeronautica, dicono che la manovra «non fa segnare passi avanti verso la modernizzazione del paese». Dal canto loro, Cgil, Cisl e Uil criticano la riduzione dell’Irap e chiedono di destinare le risorse a lavoratori e pensionati. Per il taglio del cuneo fiscale servirebbero 13 miliardi. Che ci sia un problema salariale lo dice anche il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, audito sulla manovra dalle commissioni bilancio: «L’attuale fase di risalita dell’inflazione si accompagna a una moderata crescita delle retribuzioni contrattuali. Possiamo dire che i lavoratori stanno perdendo, anche se in maniera non drammatica, potere d’acquisto». Se davvero tutte le risorse venissero destinate alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, è la stima dell’Istat, si avrebbe un incremento del reddito a disposizione dei lavoratori dipendenti dello 0,71% rispetto al 2020.
L’ALTRO TEMA riguarda la scelta del relatore, ed è direttamente connesso all’inquietudine del Movimento 5 Stelle, all’interno de quale si susseguono conciliaboli e incontri. Domani sera si riunirà il gruppo al Senato. Prima, però, l’agenda prevede un evento dedicato alle comunità energetiche rinnovabili. Assieme alle delegazione dei ministri ci sarà Giuseppe Conte. È atteso, in videoconferenza, anche l’intervento di Beppe Grillo, che non si è palesato a Roma nelle settimane scorse, quando anche il leader aveva chiesto il suo intervento per placare le tensioni interne.
TUTTAVIA, CONTE ha confermato coi suoi la strategia della linea dura sulla manovra. Fino a domani, quando il testo verrà incardinato nella commissione di competenza, non scioglierà il nodo del relatore. Se dovesse mancare una sintesi, il presidente della commissione bilancio al Senato Daniele Pesco dovrebbe proclamarsi relatore unico. Le altre forze politiche invocano maggiore equilibrio e fanno notare che il M5S gode di figura di garanzia su questo fronte: a presiedere la commissione c’è appunto Pesco, il ministro dei rapporti col parlamento è un 5 Stelle Federico D’Incà e poi c’è sempre la viceministra all’economia Laura Castelli. Ma il segnale, appunto, è che le ultime vicende, fino alla rottura sulle nomine Rai, hanno rotto i rapporti di fiducia dentro la maggioranza. E siccome la manovra quest’anno, spiega la neo-capogruppo al Senato Mariolina Castellone, «è vasta e contiene un insieme di riforme importanti dal reddito di cittadinanza all’università, dal superbonus alla sanità, allora certamente la forza politica di maggioranza relativa non può non avere voce in capitolo in questo momento storico così delicato».
DAL M5S ARRIVANO anche voci critiche sulla mossa di Conte di disertare la Rai per protesta. «Credo che la modalità vittimismo, della serie: ‘I giornali che l’hanno con noi’ sia il passato – dice ad esempio il presidente della commissione politiche Ue Sergio Battelli – La scelta di non partecipare più alle trasmissioni targate Rai è legittima, certo, ma secondo me affrettata. E ve lo dice uno che, a volte per scelta e altre per contingenza, in tv ci va ben poco. Quindi nulla di personale. In un mondo iperconnesso che viaggia velocemente se abbandoni uno spazio comunicativo nessuno si strapperà le vesti perché ci sarà sempre qualcun altro che lo riempirà al tuo posto». Quel «qualcuno», è il timore, potrebbero essere i fuoriusciti che si stanno organizzando nel gruppo Alternativa, con Nicola Morra e Barbara Lezzi.
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