Se oltre ai principali mezzi di comunicazione, le maggiori associazioni datoriali e le più influenti cancellerie occidentali alle spalle di Mario Draghi c’è anche un popolo preoccupato per le sorti del paese ieri in piazza non s’è visto. Nella centrale San Silvestro, a Roma, l’età media è medio-alta e a giudicare dall’abbigliamento, sebbene non sia una scienza esatta, anche la classe sociale. I ragazzi presenti indossano quasi tutti la camicia. Nella maggior parte dei casi bianca. La Leopolda non è solo un’indicazione di stile, ma la matrice ideologica della mobilitazione: l’Italia del fare, della responsabilità, dell’atlantismo senza se e senza ma, del disprezzo per i populisti. I 5 Stelle soprattutto, ma anche Lega e Fratelli d’Italia.

«Questa è la manifestazione di tutti noi. Dell’Italia seria che lavora, che crede nella competenza», dice nel palchetto montato in mezzo alla piazza Manfredi Mumolo, 20 anni, studente di scienze politiche alla Luiss, speaker nella scuola politica renziana, iscritto a Italia Viva e candidato alle ultime comunali capitoline nel municipio VII con la lista Calenda.

Aveva chiesto di non portare bandiere di partito ma solo di Italia e Unione europea: ce ne sono due. C’è anche un cartello tenuto in alto da un ragazzo, dice: «Il problema non è la fiducia dei partiti a Draghi, ma la fiducia di Draghi ai partiti». Intorno circa 300 persone tra cui, oltre a una nutrita schiera di fotografi e giornalisti, molti elettori o eletti di Italia Viva, Azione e radicali. Sono comunque più dei 200 ritrovatisi a piazza della Scala a Milano. Ancora meno a Torino e Firenze.

«Serve il campo largo della serietà contro quello della cialtroneria», afferma dal microfono Carlo Calenda (Azione). Poi intervengono Ettore Rosato (Italia Viva) e Benedetto Della Vedova (+Europa). «Sì purtroppo a un certo punto bisognerà votare, sicuramente è importante. Ma se Draghi resta possono cambiare gli equilibri. Spero prendano a pedate i 5S», dice Stefano Recagno, architetto nel quartiere Balduina. «Draghi ha fatto bene su Pnrr, ambiente, gas, sostegno all’Ucraina, autorevolezza internazionale. Senza di lui la vedo nera: si andrà alle elezioni con il rischio della destra», afferma Nadia Furfaro, direttrice risorse umane venuta da Testaccio.