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Malpensa, i sogni della brughiera

Malpensa, la brughiera - Foto di Clarissa FerrarioMalpensa, la brughiera – Foto di Clarissa Ferrario

La vertenza L’habitat naturale a sud dell’aeroporto milanese è a rischio a causa dei lavori di ampliamento dello scalo. La lotta in corso per difenderlo

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 14 marzo 2024

Fa sognare, la brughiera. In quella inglese, le sorelle Emily e Charlotte Brontë ambientarono i capolavori Cime tempestose e Jane Eyre. Lande ricche di mistero, che Arthur Conan Doyle rende inquietanti ne Il mastino dei Baskerville.

ANCHE LA BRUGHIERA in provincia di Varese ha tanto da raccontare. E’ la più estesa rimasta a sud delle Alpi. Un paesaggio prezioso, pieno di sorprese a ogni stagione, di grande interesse naturalistico e storico, oggetto di studi accademici e illustrato nel calendario Custodi della brughiera di Malpensa e Lonate Pozzolo, a cura dell’Ecoistituto Valle del Ticino. Questo tipo di habitat, protetto dalla qualità dei suoli – aridi e acidi, poco adatti a essere sfruttati a fini agricoli – è uno scrigno di biodiversità. I suoi arbusti e cespugli danno rifugio a diverse specie di uccelli, «succiacapre», biancone, averla, a farfalle e libellule; è una risorsa per gli insetti impollinatori, oggi minacciati. Si trova all’interno del Parco lombardo Valle del Ticino, la cui sede occupa gli storici edifici dell’ex Dogana austroungarica, in località Tornavento.

FRA I CESPUGLI DI BRUGO (Calluna vulgaris) che in autunno brillano di viola e gli arbusti di ginestra «dei carbonai» che si illuminano di giallo in primavera, senza dimenticare i muschi e licheni terricoli, percorrendo la strada del Gaggio i camminatori possono imparare o rispolverare pezzi di storia. Pannelli con testi e fotografie, reperti bellici esposti, lo spiazzo di un aeroporto degli occupanti tedeschi ricordano che la seconda guerra mondiale fu combattuta anche qui. Una mostra degli antichi, ingegnosi oggetti della civiltà contadina fa conoscere un tempo in cui tutto era più faticoso. Musei a cielo aperto, volti di un luogo speciale. «E appunto, perché stiamo lottando tanto per salvarlo?», sorride uno degli attivisti della Rete comitati Malpensa (Rcm), che riunisce associazioni ambientaliste locali e nazionali e diversi Comuni.

NEL SILENZIO, COLPISCE IL TUONO degli aerei in viaggio dal vicinissimo scalo Malpensa (che si trova dentro il Parco). Ma la minaccia incombente non è certo solo acustica: i comitati lottano contro la prospettiva che ben 44 ettari di brughiera nell’area di Gaggio vengano trasformati in uno spazio cargo (Cargo City), insomma capannoni e cemento. Il Masterplan 2035, redatto da Sea, la società di gestione dell’aeroporto, ed Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) è il piano di allargamento del terminal e prevede diversi interventi dentro il sedime dello scalo ma anche l’espansione esterna.

IL SIC LA SALVEREBBE. La petizione «Salviamo la brughiera di Malpensa e Lonate» promossa da decine di gruppi e associazioni (fra cui il coordinamento Salviamo il Ticino, che riunisce 15 associazioni nazionali ed europee) e firmata da oltre 10.000 cittadini chiede che siano inseriti nella Rete Natura 2000, come Sito di importanza comunitaria (Sic), la brughiera e gli altri habitat che la circondano, per una superficie complessiva di 856 ettari. La tutela come Sic è sostenuta da vari Comuni e dal mondo scientifico ed era stata chiesta già nel 2011 dal Parco lombardo Valle del Ticino insieme a una zona di protezione speciale uccelli (Zps). Ma la regione Lombardia non ha mai dato seguito e anche nel dicembre 2023, una delibera della giunta (XII/1520) ha bocciato l’idea: «L’area si trova nei confini del Parco, è già protetta». Una protezione che naturalmente, spiega la Regione, va contemperata con le esigenze economiche, fra le quali il Masterplan. Un ricorso al Tar contro il «no Sic» della Regione è stato subito avanzato da Salviamo il Ticino.

LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE (Via), redatta dalla Commissione tecnica del ministero dell’ambiente e tradotta nel Decreto 282 dell’8 giugno 2023, bocciava la parte del Masterplan 2035 che prevedeva l’occupazione dei 44 ettari di brughiera del Gaggio, al di fuori del sedime aeroportuale. Ma davanti alle proteste dell’Unione industriali lombardi, la maggioranza parlamentare, in sede di conversione in legge del decreto legge 121/2023 (cosiddetto «Decreto Aria») ha inserito con un blitz una norma (art. 1 ter nella legge 155/2023) per aprire la strada alla revoca del decreto ministero dell’ambiente e alla conseguente distruzione degli ettari di brughiera, introducendo il concetto di «opera strategica e di preminente interesse nazionale». Un atto ingiustificato, perché oltretutto il traffico merci risulta calante, come fa rilevare un’interrogazione parlamentare dell’Alleanza verdi e sinistra. E a livello regionale la stessa Alleanza verdi e sinistra e reti civiche chiede che si confronti fra il Masterplan Malpensa 2025 con i piani di sviluppo di altri aeroporti padani e sia verificata della loro coerenza con le previsioni complessive di traffico al 2035. Insiste però la Regione Lombardia: «E’ necessario potenziare l’aeroporto, che negli ultimi due anni ha movimentato merce per un totale di oltre 700.000 tonnellate all’anno, valori che rappresentano il 70% dei movimenti di merci a livello nazionale».

GLOBALIZZAZIONE OBLIGE? I trasporti di merci per via aerea non sono un vanto: visto il peso climatico dell’aviazione, contraddicono l’imperativo della mitigazione delle emissioni di gas serra, oltre a rispondere a una logica di concorrenza spinta e spesso in dumping a scapito delle produzioni locali, nostre e altrui. Lo scorso novembre, la Rete comitati Malpensa ha scritto al Parlamento europeo spiegando che l’affermazione contenuta nella legge 155 – «il traffico aereo diminuisce l’inquinamento atmosferico» – è surreale: non solo l’impatto acustico e il particolato aumentano con un maggiore transito di velivoli, ma le merci che partono dall’aeroporto vengono poi smistate solo su gomma. Oltretutto, «non ci risulta che sia un obiettivo europeo il trasporto merci via aerea o con veicoli – l’Ue privilegia il trasporto ferroviario». E poi, insistono gli attivisti della Rcm, manca una Vas (Valutazione ambientale strategica), «un piano d’area anche di fronte alla confusione intorno a strade, costosissime bretelle, tangenziali che nella zona si moltiplicano. Una Vas potrebbe portare a un grande risparmio di denaro pubblico, a vantaggio di tutta la popolazione». In un’area già gravata da problemi sanitari e ambientali. Non per niente, per il Sic Brughiera del Dosso, la Cassazione ha condannato il ministero delle infrastrutture a pagare milioni di euro per la devastazione ambientale (con la moria di moltissime piante) causata dal sorvolo degli aerei in fase di decollo.

INTANTO, SOTTOTRACCIA, da mesi è in corso una trattativa fra la Sea e gli attori istituzionali per far accettare la Cargo City fra gli arbusti di brugo. La chiamano, si legge su Varesenews,«la soluzione dei dodici ettari»: un’espansione più limitata rispetta a quella originariamente prevista, sfruttando poi invece anche quei terreni oggi residuali all’interno del sedime aeroportuale.

MA COMITATI E ASSOCIAZIONI restano contrari a ogni ampliamento, difendendo «l’applicazione della Via, a tutela del territorio che ricade nel Parco, in difesa della qualità ambientale e quindi per il rispetto della salute dei cittadini che vivono nellearee circostanti l’aeroporto». Ribadiscono che tutte le previsioni di sviluppo possono essere realizzate con opere interne all’aeroporto il quale, medio-basso nella classifica generale degli aeroporti in termini di volumi, già occupa un’area pari ai più grandi scali europei che gestiscono anche il quadruplo del numero dei passeggeri ed il doppio o triplo delle merci.

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