Internazionale

Maccabi Fanatics, una storia di ultraviolenza e odio razzista

Maccabi Fanatics, una storia di ultraviolenza e odio razzistaI tifosi del Maccabi e dell’Ajax prima del match – Epa/Jeroen Jumelet

Il gruppo che comanda nella curva di Tel Aviv Nel 2020 aggredivano i manifestanti che contestavano Netanyahu

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 9 novembre 2024

Il contorno di quanto avvenuto giovedì sera ad Amsterdam ha sorpreso poche delle persone che conoscono la tifoseria del Maccabi Tel Aviv. Lo stesso comportamento messo in mostra nella capitale olandese si era visto lo scorso 7 marzo ad Atene, quando il club israeliano era andato in trasferta in casa dell’Olympiakos. Nelle ore precedenti alla partita, gli ultras del Maccabi avevano aggredito in gruppo una persona di origini egiziane (o irachene, secondo altre fonti) a Piazza Syntagma. La sua unica colpa sarebbe stata quella di indossare una kefiah.

IN ISRAELE i Maccabi Fanatics – questo il nome del gruppo ultras – sono conosciuti per la loro predisposizione alla violenza e l’ideologia di estrema destra, che li avvicinano alla ben più famosa Familia del Beitar Gerusalemme. In origine, la squadra di Tel Aviv era espressione, come tutti i club denominati Maccabi, del movimento sionista conservatore. Ma a partire degli anni Novanta, con la trasformazione delle società sportive da club di soci a soggetti privati, la sua identità politica si è molto diluita. Nonostante questo, il Maccabi è rimasta una delle squadre di calcio più amate in Israele (la seconda più tifata dopo il Maccabi Haifa), legata in particolar modo alla classe media di Tel Aviv. È all’interno di questa ampia comunità di sostenitori che si sono formati i Maccabi Fanatics.

Politicamente di estrema destra, già nel 2014 avevano fatto discutere in patria per gli insulti razzisti contro un giocatore arabo-israeliano della loro squadra, Maharan Radi. In giro per Tel Aviv, nelle zone presidiate dai Fanatics, erano apparsi graffiti che recitavano «Non vogliamo arabi al Maccabi» e «Radi è morto». Alcuni compagni di squadra dell’allora 32enne centrocampista originario di Sulam, un villaggio arabo 16 km a nord del confine settentrionale della Cisgiordania, provarono a discutere con gli ultras per organizzare un incontro pacificatore. Radi ha raccontato che il suo capitano Sheran Yeini tornò da lui qualche giorno dopo dicendogli che non c’era niente da fare: «Semplicemente odiano gli arabi».

SE GIOVEDÌ sera ad Amsterdam hanno fischiato il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia (a causa del sostegno spagnolo alla Palestina), nel settembre 2015 espressero il proprio disappunto a un’iniziativa della Uefa per una donazione in favore dei rifugiati siriani. L’associazione del calcio europeo aveva deciso che i club partecipanti alla Champions League, tra cui appunto il Maccabi, avrebbero versato alle vittime della guerra un euro per ogni biglietto venduto nella loro prima partita nella competizione. I Fanatics risposero esponendo uno striscione con la scritta «Refugees Not Welcome».

Per completare questo quadro tutt’altro che positivo, nell’estate del 2020 sono stati protagonisti, assieme agli ultras del Beitar, delle contromanifestazioni in favore di Netanyahu e delle aggressioni ai cortei che contestavano il governo. Si sospetta che potrebbero esserci loro, e non la Familia, dietro al rogo appiccato nel marzo 2023 al centro sportivo dell’Hapoel Tel Aviv, rivale cittadino del Maccabi con una tifoseria di estrema sinistra. Il politico israeliano Ofer Cassif, rappresentante del partito di sinistra Hadash alla Knesset, ha descritto quanto avvenuto in Olanda con queste parole: «Lo spirito del fascismo israeliano è arrivato ad Amsterdam».

È una curiosa coincidenza che le violenze di giovedì siano avvenute durante una gara contro l’Ajax, generalmente considerato il club ebraico di Amsterdam. In realtà, come spiegato da David Winner nel suo Brilliant Orange, questo è più che altro un mito, dovuto soprattutto al fatto che in origine il tram che conduceva allo stadio attraversava il quartiere ebraico. Spesso insultati in quanto ebrei dalle tifoserie avversarie antisemite (quella del Feyenoord in particolare), i fan dell’Ajax abbracciarono questa identità ebraica a prescindere dalle proprie origini.

QUELLI di giovedì non sono stati quindi scontri tra tifosi, dato che non risulta che i supporter dell’Ajax vi abbiano preso parte. Anzi, nei giorni precedenti gli ultras F-Side avevano detto che non avrebbero tollerato manifestazioni pro-Palestina nel loro stadio.

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