A parlare, dalla Camera, è uno di quelli che ha sofferto di più l’onda lunga delle difficoltà di Virginia Raggi: Luigi Di Maio. Interrogato circa il ruolo che lo studio Sammarco avrebbe avuto nell’interpellare il Copasir e far assegnare una scorta a Raggi risponde stizzito: «Dovete cambiare un attimo il fulcro, le domande dovete farle al Campidoglio, non a noi parlamentari. Sapete chi è il sindaco di Roma, chiedete a lei».

Ma Raggi non risponde. È impegnata a completare l’organigramma della sua squadra, tenendo presenti le caselle mancanti e controllando la posizione degli assessori la cui poltrona traballa per diversi motivi. C’è chi medita le dimissioni. E chi, come l’assessora all’ambiente Paola Muraro, attende di conoscere maggiori dettagli sull’indagine che la riguarda.

Oggi Raggi, a margine dell’assemblea Anci, incontrerà la collega torinese Chiara Appendino, alla quale irrimediabilmente viene paragonata dal giorno dell’elezione. Domani vedrà il presidente dell’As Roma James Pallotta, per affrontare la questione del nuovo stadio, oggetto di valutazione tra gli uffici del Comune e quelli della Regione. Raggi ieri ha polemizzato coi cronisti, ritenuti colpevoli di assediarla fin sotto casa. Un atteggiamento, hanno spiegato gli addetti ai lavori e ha confermato l’Associazione stampa romana, dovuto anche alla difficoltà di comunicazione: dall’indomani dell’elezione la sindaca non ha mai convocato una conferenza stampa. «Le conferenze stampa si fanno quando si ha qualcosa da dire», è la (inconsapevole?) gaffe il presidente del consiglio comunale Marcello De Vito.

Ufficialmente vige la consegna del silenzio. Spiega di straforo un membro del gruppo M5S: «Siamo decisi a non farci distrarre dal teatrino, dalla trappola mediatica cui siamo comunque consapevoli di aver dato qualche pretesto». Il consiglio comunale è convocato per il 20 settembre. La rosa dei designati per l’assessorato al bilancio si riduce di un po’: «Da quattordici che erano, ora i papabili sono meno di dieci».

Di certo, la dichiarazione di Di Maio suona come una presa di distanza dai fatti romani. Un cambiamento di stile che non sarebbe dettato solo da cautela e che nasconderebbe la linea dei vertici nazionali: va bene intestarsi gli eventuali successi dell’amministrazione Raggi ma non transigere oltre su errori clamorosi, non farsi travolgere da altri passi falsi. Tuttavia i fatti del Campidoglio continuano a produrre conseguenze sulla struttura del M5S. Nei giorni scorsi Aldo Giannuli, storico molto vicino a Casaleggio, aveva pronosticato al manifesto la fine del direttorio, ritenuto ormai superato dai nuovi equilibri dentro al M5S, oltre che fortemente diviso al suo interno. È una voce, quella del superamento del direttorio, che continua a circolare. Di Maio chiacchierando in Transatlantico smentisce: «Azzerare il direttorio? Non ho nulla da dire perché non si commenta una non notizia». Nelle prime ore del pomeriggio affronta la questione il blog di Beppe Grillo: più che di una smentita vera e propria, si tratta di una ‘fotografia’ delle strutture che governano il Movimento. Grillo menziona il gruppo di dieci persone che si occupa di lavorare ai diversi settori della piattaforma digitale Rousseau. E poi ci sono il parlamentare europeo veneto David Borrelli e il fedelissimo consigliere bolognese Massimo Bugani (gran nemico di Pizzarotti) che fanno parte, con Davide Casaleggio, dell’Associazione Rousseau «fondata da Gianroberto per implementare lo sviluppo degli strumenti di democrazia digitale e aiutare il Movimento a crescere ancora». «In futuro continueremo ad evolvere – conclude Grillo – ad allargare di conseguenza la struttura di coordinamento e a potenziare gli strumenti di democrazia diretta a disposizione degli iscritti per le decisioni dirimenti all’interno del Movimento 5 Stelle».

Dal direttorio giurano che Grillo non li ha mai messi sotto accusa, dando loro pubblica prova di fiducia dal palco di Nettuno, nel pieno della bufera. Ma pare altrettanto vero che il comunicato di ieri sembra pensato apposta per relativizzare proprio il ruolo dei cinque membri del direttorio.