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Lungo la costa c’è sempre meno sabbia

Lungo la costa c’è sempre meno sabbiaSardegna – Ansa

Ambiente Dati Ispra: in 54 comuni si conta un tasso di arretramento su oltre il 50% del tratto di competenza. In ulteriori 53 la situazione è peggiore. Fino al caso Rotondella, in Basilicata, dove l’erosione è diffusa sull’intero tratto litoraneo

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 10 agosto 2024

Il dibattito intorno alle spiagge non può limitarsi al rinnovo delle concessioni per gli stabilimenti balneari: lungo le coste italiane aleggia uno spettro, quello dell’erosione, che tocca in modo significativo un buon numero dei 644 comuni costieri. In pratica, c’è sempre meno sabbia a dividere le passeggiate a mare o le vie lungomare all’acqua. Cinquantaquattro, in particolare, presentano un tasso di arretramento su oltre il 50% dell’intero tratto di competenza; per 22 comuni, l’area interessata è compresa tra il 50% e il 60% della costa; per 16, tra 60% e 70%, 8 tra 70% e 80% e 7 tra 80% e 90%. C’è poi il caso di Rotondella, in Basilicata, dove l’erosione è diffusa sull’intero tratto costiero. «Le percentuali riportate – specifica Ispra – riguardano l’intera costa di ciascun comune, occupata anche da tratti che non sono spiagge e che non possono quindi andare in erosione, come i tratti di costa rocciosa, le foci fluviali e tutte le opere antropiche», come porti e porticcioli, che semmai frenando i flussi naturali di sedimenti vanno ad acuire i problemi.

L’erosione incide su quella che è una risorsa scarsa: la superficie complessiva delle spiagge italiane misura meno del territorio del solo municipio di Ostia, a Roma: circa 120 chilometri quadrati. Mediamente le spiagge italiane sono profonde circa 35 metri e occupano circa il 41% delle coste, ovvero circa 3.400 chilometri su un totale di più di 8.300. Ecco che appare la reale portata del dato diffuso dal ministero del Turismo, quando mappando le concessioni balneari (per rispondere alla Commissione europea) ha indicato nel 67% della costa quella che sarebbe «libere», tentativo estremo e maldestro di difendersi dall’obbligo di applicare la legislazione Ue. È sempre Ispra ad analizzare i dati relativi alla linea di costa, evidenziando come i valori della superficie delle spiagge italiane sono molti diversi da regione a regione, con quelle del Sud che valgono metà della superficie nazionale e la Calabria che, da sola, vale il 20% del totale.

La conformazione dei territori genera spiagge di profondità molto diverse: le spiagge adriatiche, infatti, sono generalmente le più profonde, con quelle del Veneto profonde mediamente 67 metri e quelle dell’Emilia-Romagna 72 metri, circa il triplo dei valori di Liguria (26 metri) e Sardegna (22 metri). Anche perché «la distribuzione della superficie per lunghezza di costa occupata dalle spiagge non è affatto uniforme, Liguria o Emilia-Romagna si trovano a dover gestire una risorsa relativamente ridotta». Sono le due regioni che oggi vedono il 70% delle coste occupate dai lidi, con un governo che non pare interessato a fermare il far west delle concessioni. Legambiente, nel recente rapporto Spiagge, chiede di definire un quadro legislativo valido in tutta Italia che metta al centro la questione dell’equilibrio «con un minimo di almeno il 50% delle spiagge in ogni comune lasciato alla libera e gratuita fruizione».

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