Si allunga la lista degli oligarchi russi morti in circostanze misteriose nell’ultimo anno. L’ultimo, Pavel Antov, considerato il «re degli insaccati», è stato ritrovato in una pozza di sangue sotto la sua finestra d’hotel a Rayagada, nello stato di Odisha, in India.

Nonostante facesse parte dello stesso partito di Vladimir Putin, «Russia unita», e fosse anche deputato, quest’estate Antov aveva definito gli attacchi russi in Ucraina «terroristici».

OVVIAMENTE, alla prima dichiarazione ne erano seguite altre di segno opposto, ma il pentimento potrebbe essere arrivato troppo tardi. Secondo quanto dichiarato dagli inquirenti indiani, Antov era in India per festeggiare il suo 65° compleanno con un gruppo di amici, tra cui Vladimir Budanov.

Quest’ultimo, tuttavia, il 23 dicembre è stato ritrovato morto nella sua stanza d’hotel in circostanze ancora da chiarire. La polizia di Rayagada, propenderebbe per il suicidio di Antov come reazione alla morte dell’amico Budanov.

Ma, se ripercorriamo le notizie dell’ultimo anno (si potrebbe anche scavare più a fondo ma circoscriviamo il campo), l’inatteso suicidio di Antov non è il primo decesso di questo tipo tra gli uomini d’affari russi.

In ordine temporale iniziamo da Leonid Shulman, direttore del ramo trasporti dell’azienda Gazprominvest, sussidiaria di Gazprom (il colosso russo del gas), trovato suicida nella vasca da bagno della sua casa di campagna nel villaggio di Leninsky. Shulman era già in pensione e la polizia ha detto di aver ritrovato un biglietto d’addio.

POCO DOPO, il 25 febbraio, un altro dirigente di Gazprom, Aleksandr Tyuliakov, è stato ritrovato impiccato, sempre a Leninsky. Anche lui ha lasciato un biglietto.

Tre giorni dopo, Mikhail Watford, magnate del gas e del petrolio di origine ucraina, è stato trovato impiccato nel garage della sua villa nel Surrey, in Inghilterra. Le autorità hanno dichiarato che le circostanze della morte del magnate non sembrano sospette, ma l’avevano comunque definita «inspiegabile».

Poi è giunta l’ora di Vasily Melnikov, capo del colosso farmaceutico Medstom. Melnikov, sua moglie Galina e i due figli piccoli sono stati ritrovati pugnalati a morte nel loro appartamento di lusso a Nizhny Novgorod, in territorio russo.

Secondo le autorità russe, Melnikov ha ucciso la famiglia prima di pugnalarsi a morte e infatti i coltelli sarebbero stati ritrovati sulla scena del crimine.

IL 19 APRILE la polizia spagnola ha scoperto in una villa in Costa Brava il milionario russo Sergei Protosenya, ex vicepresidente della società di gas naturale Novatek, impiccato in giardino con un’ascia insanguinata e sua moglie Natalya e la figlia Maria di 18 anni morte per ferite d’arma da taglio in casa.

Il giorno prima, Vladislav Avayev, ex funzionario del Cremlino ed ex vicepresidente di Gazprombank, è stato trovato morto per una ferita d’arma da fuoco nel suo appartamento di Mosca. L’agenzia di stampa russa Tass ha riferito che aveva una pistola in mano. Anche la moglie Yelena e la figlia Maria, 13 anni, ferite a morte.

A maggio è toccato ad Andrej Krukovskij, manager di una stazione sciistica a Sochi di proprietà della Gazprom, ufficialmente caduto mentre percorreva un sentiero.

Poco dopo è scomparso Aleksandr Subbotin, dirigente della compagnia petrolifera Lukoil, morto per problemi di cuore mentre, secondo indiscrezioni, era impegnato in riti sciamanici. E a luglio Yurij Voronov, capo di Astra-shipping, un’azienda che lavora per Gazprom, si sarebbe sparato in testa.

A FERRAGOSTO il lettone naturalizzato russo, Dan Ropoport, si era suicidato gettandosi da un palazzo di Washington con indosso un cappello e delle infradito e più di duemila dollari in tasca. Ropoport si era distinto per le frequenti critiche al governo di Putin.

Ma il suicidio più illustre è quello dello scorso 1° settembre: Ravil Maganov, presidente del Consiglio di amministrazione di Lukoil, si è lanciato da una finestra dell’Ospedale centrale di Mosca in circostanze misteriose. A marzo, il comitato centrale di Lukoil aveva diffuso una nota: auspicava una «rapida fine del conflitto armato» e «sincera vicinanza a tutte le vittime».