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L’ultima resistenza, poi la resa: «Ho molti nemici nel cinema»

L’ultima resistenza, poi la resa: «Ho molti nemici nel cinema»Gennaro Sangiuliano – Lapresse

Bandito Sangiuliano Nella lettera di dimissioni alla premier evoca un complotto. Rivendica i risultati di governo, annuncia querele contro la donna che lo definisce «ricattabile». La Corte dei Conti indaga sui viaggi. Schlein: lasciare il suo primo atto opportuno

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 7 settembre 2024

Dopo la disastrosa intervista al Tg1, con lacrime, ostensione di scontrini, e ammissione della redazione adulterina con Maria Rosaria Boccia, Gennaro Sangiuliano sperava di averla sfangata. E così per quasi due giorni, giovedì e la mattina di venerdì, ha provato a mostrarsi «operativo», prima l’incontro con il sottosegretario all’Economia Freni per parlare di manovra, ieri la visita all’arco di Costantino a Roma colpito e danneggiato da un fulmine il 3 settembre. E invece per lui il fulmine della donna di Pompei è stato devastante.

Raccontano fonti di governo che Meloni l’avesse spedito dal fedelissimo direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci come ultima spiaggia: o la va o la spacca. E che alla premier, già la notte di mercoledì, fosse apparso subito chiaro che il ministro chiamato a rivoltare l’egemonia di sinistra in Italia non aveva passato l’esame. Anzi, era ormai un meme vivente, il personaggio di un film con Boldi e De Sica.

E COSÌ IERI POMERIGGIO è arrivata la lettera di dimissioni, spintanee assai più che spontanee, decise a palazzo Chigi già giovedì sera, mentre Boccia rilasciava alla Stampa una velenosa intervista e poche ore prima che la stessa imprenditrice di Pompei si materializzasse su La7. A metà pomeriggio il soldato Gennaro capitola, «dopo aver a lungo meditato», che poi significa l’ammissione di aver tentato di resistere fino all’ultimo minuto.

«Dimissioni irrevocabili», scrive, come le decisioni di quello che si affacciava da palazzo Venezia, giusto per dare un tono di solennità al cinepanettone di fine estate. Per poi denunciare il «clima d’odio» nei suoi confronti, e dirsi «fiero risultati raggiunti sulle politiche culturali in questi quasi due anni di governo». «Per la prima volta in Italia sono state organizzate grandi mostre su autori e personaggi storici che la sinistra aveva ignorato per ragioni ideologiche», s’inorgoglisce, per poi attaccare il mondo del cinema, da lui colpito con la riforma dei finanziamenti. «Ho toccato un nervo sensibile, mi sono attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi ricercando più efficienza e meno sprechi».

FINITO L’AUTOELOGIO, arriva la consapevolezza che «questo lavoro non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Le istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli». «Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno. Qui è in gioco la mia onorabilità e giudico importante poter agire per dimostrare la mia assoluta trasparenza e correttezza, senza coinvolgere il governo». «Mai un euro del ministero è stato speso per attività improprie», ribadisce, per poi rilanciare la teoria del complotto: «Voglio verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi e agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni».

SUI FAMOSI VIAGGI in compagnia di Boccia farà luce la Corte dei conti. Che fa sapere come la vicenda, al di là delle corna, non sia «rimasta inosservata»: partirà un’istruttoria – probabilmente per danno erariale – forse già all’inizio della prossima settimana. I magistrati contabili vogliono vederci chiaro sulle spese effettuate dal ministero della Cultura in occasione delle trasferte di Boccia con Sangiuliano: saranno passate al setaccio le dichiarazioni dell’imprenditrice, che ha ribadito come, a suo avviso, i viaggi fossero a carico del ministero, alcuni sull’auto blu.

Il tribunale di Roma dovrà esaminare l’esposto presentato dal verde Bonelli, che ipotizza i reati di peculato e rivelazione di segreti d’ufficio. Sangiuliano, a sua volta, si rivolgerà ai magistrati, per denunciare Boccia che lo ha pubblicamente definito «ricattabile». «Si è trattato di un piano studiato? Non sappiamo, dobbiamo verificarlo. Non escludiamo nessuna ipotesi», dice il suo avvocato Silverio Sica. «Non ci sono prove che sia stato ricattato. Il ministro mi ha detto che possono rivoltargli il cellulare: tanto non c’è nulla di compromettente».

«IN LACRIME VI ABBRACCIO tutti», il messaggio inviato alla chat dei ministri da Sangiuliano, prima di uscire per l’ultima volta dal Collegio romano, sede del ministero, con gli scatoloni. Seguono i saluti di rito da parte dei colleghi, affidati alle agenzie (compresi i leghisti che in questi giorni sono stati gelidi). «Le sue dimissioni non dovute gli fanno onore», la benedizione di La Russa. Conte lo chiama per esprimere «solidarietà umana». «In questo governo è il primo che si dimette…». «Questo è l’atto più opportuno da quando è ministro…», taglia corto Schlein.

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