La potenza dell’Europa passa per un’affermazione di sovranità, che può anche diventare «un diritto per delle forme di protezionismo» quando la sicurezza economica e strategica è in pericolo? È l’ultima versione di Macron, presentata ieri all’Aja al Nexus Instituut, un think tank olandese, che ha invitato il presidente francese in occasione del suo viaggio di stato nel regno.
Il Covid, che ha messo in luce le debolezze europee nella produzione di medicinali e persino delle mascherine, la guerra in Ucraina che ha confermato la dipendenza eccessiva dalla Russia sulle energie fossili, hanno mostrato le insufficienze della costruzione europea: «Dobbiamo ridurre la dipendenza per rafforzare l’identità e la sovranità» europee, afferma Macron, invitando a «una nuova strategia», che riguarda la svolta climatica, «per ridurre la dipendenza dalle energie fossili» e la politica industriale, per «avere più autonomia» e «diversificare la nostra indipendenza».

L’obiettivo è di rafforzare la competitività europea, basata su “5 pilatri”: mercato unico, politica industriale, protezione, reciprocità, cooperazione. Una «nuova dottrina economica», per il pieno impiego, per finanziare il nostro modello sociale, per lottare contro il cambiamento climatico e per una maggiore sovranità. La Ue, a lungo descritta come l’erbivoro in un mondo di carnivori, deve mettere i denti e, nelle parole di Macron, mirare alla «reciprocità» non solo al suo interno ma anche con i paesi terzi, per un «commercio equo»: secondo Macron, la Ue non dovrebbe più firmare accordi di libero scambio con paesi che «non rispettano gli accordi di Parigi» sul clima.

Macron ha anche fatto allusione all’Ira (Inflaction Reduction Act), la legge Biden che comporta misure protezionistiche di difesa degli interessi americani e che, per gli europei, può tradursi in una fuga di industrie sottoposte ai vincoli di produzione, attratte dai vantaggi e dai costi inferiori dell’energia. «Dobbiamo tentare di essere chi decide piuttosto che subire le regole altrui», invita il presidente francese. Ma nella Ue persistono grandi divergenze, anche sulla re-industrializzazione europea.

Nel paese che ha accolto Spinoza, Macron non ha mancato di evocare il suo filosofo preferito. Ma la parola del presidente francese è ancora udibile nel mondo? Appena salito in tribuna per il suo intervento, Macron ha dovuto far fronte alla contestazione sulla riforma delle pensioni e sulla prudenza francese rispetto alla transizione climatica. Una militante ha dispiegato uno striscione contro il «Presidente della violenza e dell’ipocrisia», i contestatori hanno chiesto «dov’è la democrazia francese?» evocando «la convenzione sul clima non ascoltata» e invitando a «ascoltare la piazza» che contesta la riforma delle pensioni.

Da Macron erano attese delle spiegazioni sulle dichiarazioni su Taiwan rese nell’aereo di ritorno dalla visita in Cina, dove ha affermato che la Ue non deve seguire «il ritmo Usa e l’iper-reazione della Cina» e deve essere «meno dipendente dagli americani per la difesa», non essere «vassalli», ma percorrere una «terza via», senza entrare «in una logica di blocco contro blocco». Ma il presidente francese non ha fatto cenno né a queste sue posizioni, né alla polemica internazionale che si è scatenata. Dagli Usa sono arrivate forti critiche da parte di politici repubblicani, che hanno accusato Macron di essere «ingrato» per non aver riconosciuto gli aiuti Usa all’Ucraina. In Europa, soprattutto all’est, c’è stata forte incomprensione verso la presa di distanza dagli americani.

Nell’ambiente diplomatico c’è perplessità per la tempistica sbagliata della promozione dell’autonomia strategica europea, mentre la Cina invia navi militari al largo di Taiwan. La Casa bianca ha attenuato le polemiche, parlando di «eccellenti relazioni bilaterali» con la Francia.