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«L’Ue non ci critica». Il match di Casellati con Azzariti

«L’Ue non ci critica». Il match di Casellati con AzzaritiLa ministra Maria Alberti Casellati – foto Ansa

Scena insolita alla Camera: la ministra riprende il prof in audizione. E lei rivela di aver chiesto conto dei dubbi sulla riforma al presidente dei costituzionalisti

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 9 agosto 2024

Le ultime audizioni sul premierato prima della pausa estiva si sono svolte in Commissione Affari costituzionali della camera martedì scorso, 6 agosto, giorno in cui la Chiesa cattolica festeggia la Trasfigurazione del Signore sul Monte Tabor. Il volto del Nazzareno – nel racconto dei sinottici – appare luminoso come il sole davanti ai discepoli. Era invece livido il volto della ministra Maria Elisabetta Casellati, allorché uno degli auditi, il professor Gaetano Azzariti, ha ricordato uno dei fatti che più di altri hanno fatto scattare le sue famose sfuriate: i recenti rilievi critici della Commissione Ue nel suo «Rapporto sullo stato dei Diritti» relativo al nostro Paese. La ministra, rompendo ogni consuetudine e prassi parlamentare è intervenuta per smentire le affermazioni del costituzionalista. Un fatto senza precedenti dacché le audizioni sono uno strumento pensato per i parlamentari per approfondire i testi, e l’interlocuzione con gli auditi è riservata a loro.

Più che una ascesa al Tabor, le audizioni del 6 agosto sono stati una salita sul Calvario per la ministra. Anche in ragione degli interventi dei primi due costituzionalisti auditi, pur non ostili a una forma di premierato, i professori Vincenzo Tondi della Mura e Antonio Palermo; poi l’intervento del professor Gaetano Azzariti ha mandato su tutte le furie Casellati.

Azzariti ha seguito come chiave di analisi i rilievi della Commissione Ue al progetto di riforma: «Ritengo che le questioni sollevate – ha detto – meritino la più alta considerazione». E i due rilievi sono «una preoccupazione sull’ordinario sistema di equilibri istituzionali, non garantendo la conservazione dei check and balance tra i poteri». Il professore ha ricordato come altri sistemi a elezione diretta abbiano un sistema di contrappesi, a partire dal presidenzialismo Usa, dove le due Camere «sono in grado di contrapporsi al presidente eletto dal popolo». «Dove così non è – ha aggiunto – non c’è democrazia; i sistemi autoritari, da quello turco a quello russo, si caratterizzano tutti per l’assenza di contrappesi, per parlamenti posti al servizio del capo, anche se questi è eletto dal popolo».

Terminate le tre audizioni ha preso la parola la ministra che si è rivolta a Azzariti affermando di voler fare una domanda, ma iniziando subito con una smentita: «Ho letto tutto quello che è stato scritto dalla Commissione Ue e non ci sono le critiche che lei ha enunciato». Casellati ha preso spunto dal fatto che la Relazione della Commissione europea, ha espresso «preoccupazione» e «dubbi» citando «alcuni stakeholder», tra cui un costituzionalista dell’Associazione italiana costituzionalisti (Aic). La ministra, ingenuamente, ha riferito quasi un’intimidazione all’Associazione: «Io ho chiamato il professor Stàino o Staìno (in realtà il professor Staiano, ndr), presidente dell’Associazione, e gli ho chiesto se il costituzionalista che ha parlato con la Commissione Ue rappresentava la voce di tutti costituzionalisti. La sua risposta è stata “no” perché nessuno può parlare in nome dell’Associazione, neppure lui che è il presidente».

Per altro non c’era bisogno della telefonata (intimidatoria?) della ministra per saperlo. L’Aic è una Associazione dove vale il pluralismo scientifico, come tutte le associazioni consimili. Il direttivo aveva incaricato un suo componente di confrontarsi con la Commissione Ue, e questi ha riferito le «preoccupazioni» e i «dubbi» espressi dall’ampia maggioranza degli associati, come d’altra parte sta emergendo nelle audizioni. Insomma per la ministra «non è vero che la Commissione Ue ha espresso preoccupazione sul premierato perché tale posizione occupa solo tre righe del Rapporto». Azzariti ha preferito non infierire: le tre righe citate dalla ministra, ha osservato, sono la conclusione del capitolo dedicato alla riforma: «Nel momento in cui la Commissione cita le posizioni di alcuni stakeholder, vuol dire che le fa proprie; potrei anche sbagliarmi ma in ogni caso nel momento in cui cita preoccupazioni e dubbi è bene prenderli in considerazione, argomentando a favore o contro».

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