Europa

L’Ue frena: due anni in più per i vecchi motori a scoppio

L’Ue frena: due anni in più per i vecchi motori a scoppioVecchie auto in circolazione in Italia – Foto Ansa

Fossili Per Sempre Ribaltata la maggioranza a favore dell’elettrico: Euro 7 con stessi limiti di inquinamento. Urso brinda: «Storico ribaltone della maggioranza» Gli ambientalisti: decisione grave

Pubblicato circa un anno faEdizione del 26 settembre 2023

Una brusca frenata che rischia di far uscire di strada il processo di elettrificazione dell’intero settore della mobilità, ridando fiato a chi chiede di mantenere i motori a combustibili fossili.
Il Consiglio dell’Unione europea Competitività, riunito a Bruxelles, ha adottato la propria posizione negoziale – elaborata dalla Spagna, presidente di turno – sulla proposta di Regolamento Euro 7 che ritarda lo stop previsto nel 2035 per la produzione di motori a scoppio.

In più, per le auto a benzina e diesel i valori resteranno quelli già in vigore con il regolamento Euro 6. E le nuove norme entreranno a regime almeno due anni più tardi rispetto alla scadenza prevista del 2025.

LA NOVITÀ MAGGIORE, concordata dopo una lunga trattativa, riguarda l’estensione del periodo entro il quale le nuove disposizioni saranno applicate: da 24 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento per le auto e i furgoni si è passati a 30 mesi per i nuovi modelli e a 42 mesi per le nuove immatricolazioni di modelli esistenti già omologati. Per i veicoli commerciali pesanti si prevedono 48 mesi per i nuovi modelli e 60 mesi per i veicoli nuovi. Per auto e furgoni la proposta iniziale della Commissione indicava rispettivamente metà 2025, per i veicoli pesanti metà 2027, periodi più stretti. Per auto e furgoni realizzati da piccoli costruttori le norme Euro 7 si applicherebbero dal primo luglio 2030, per i veicoli pesanti sempre realizzati da piccoli costruttori dal primo luglio 2031. Insomma, tempi molto allungati.

Restano dunque gli standard Euro 6 con un limite di emissioni di ossidi di azoto (NOx) di 60 milligrammi per chilometro per le auto a benzina e di 80 mg/km per il diesel – che permangono per tutti i veicoli leggeri di nuova immatricolazione, a valori soltanto «leggermente» più stringenti per i camion. Livelli considerati troppo alti da gran parte delle associazioni ambientaliste dello «Stop fuel».

Infine, per introdurre i nuovi target sulle emissioni delle particelle ultrafini più piccole prodotte da freni e pneumatici si aspetterà invece – entro i prossimi due anni – la decisione dell’Onu.
La proposta suggerita dalla Spagna e supportata dall’Italia è stata votata a larga maggioranza dagli altri paesi Ue, con una minoranza costituita da Germania, Austria, Lussemburgo e Danimarca, Paesi Bassi e Irlanda e Austria.

RIBALTANDO LA MAGGIORANZA sulla transizione verde e i piani sulle emissioni nocive presentati dall’esecutivo di Ursula von der Leyen sul finire del 2022 e che soltanto nel marzo scorso, sul campo dei ministri dell’Ambiente, licenziò in via definitiva lo stop ai motori a diesel e benzina nel 2035.

Il governo Meloni grida al successo. «Il “fronte della responsabilità” sul regolamento Euro 7 è riuscito in quello che molti ritenevano impossibile: un vero ribaltamento delle forze in campo, che cambia la maggioranza in Ue», gongola il ministro Adolfo Urso. «Il testo approvato profondamente migliorato rispetto alla proposta iniziale della Commissione, risponde ad una visione finalmente concreta, realistica, pragmatica più volte reclamata dall’Italia. Prevale finalmente la ragione sulla ideologia», conclude Urso. Che però non ha ancora portato a casa la deroga per i biofuel tanto richiesta, mentre la Germania lo ha già fatto per i suoi e-fuels.

Il cosiddetto «fronte della responsabilità» era coordinato da Repubblica Ceca, insieme con Italia e Francia e molti paesi dell’est: Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria.

Non è mancato un attacco diretto all’ex vicepresidente della commissione Frans Timmermanns, che ha lasciato Bruxelles a inizio settembre per candidarsi in Olanda. «Prendiamo atto che da quando Timmermans ha abbandonato questa sede e ha lasciato i dossier per fare la sua campagna elettorale, l’Europa si è rimessa sulla carreggiata giusta.

L’AUTORE DELLA MEDIAZIONE, il ministro dell’Industria spagnolo Héctor Gómez, ha parlato della necessità di «adottare livelli di emissioni realistici»
Gli ambientalisti invece protestano, sottolineando come siano stati eliminati i veicoli per l’avviamento a freddo proposti dalla Commissione Ue per ridurre l’inquinamento dell’aria nei centri urbani.

Più in dettaglio, il Regolamento Euro 7 prevede l’utilizzo di tecnologie avanzate e strumenti di monitoraggio delle emissioni, ma mantiene le condizioni di prova e i limiti di emissione esistenti (come stabiliti nella normativa Euro 6 in vigore dal 2014) per i veicoli M1 e N1 (autovetture private e furgoni), per i veicoli M2 e M3 (autobus e pullman) e per i veicoli N2 e N3 (veicoli commerciali pesanti).

IL TESTO CONCORDATO ieri non è però definitivo. Il Consiglio e la sua presidenza devono ora negoziare con il Parlamento europeo, appena questo avrà adottato con un voto la sua posizione sul Regolamento Euro 7.

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