Lucano: «Con queste destre dei muri e dei ghetti vincono gli antivalori»
Mimmo Lucano
Politica

Lucano: «Con queste destre dei muri e dei ghetti vincono gli antivalori»

Verso il voto L'intervista all'ex sindaco di Riace
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 11 settembre 2022

«Sono triste ma non rassegnato», con queste lapidarie parole Mimmo Lucano ci accoglie. Mancano poche settimane alle udienze conclusive del processo di Appello in corso a Reggio Calabria: il 25 ottobre la requisitoria e poi le arringhe difensive.

«Ogni tanto mi sveglio e queste giornate così malinconiche sembrano non passare mai».

Lucano, la coalizione di centrodestra, dicono i sondaggi, si appresta a vincere le elezioni del 25 settembre. In tema di immigrazione, si prevede il blocco navale, il pattugliamento delle coste e il ritorno dei famigerati decreti sicurezza firmati Salvini che tanto impatto hanno avuto qui a Riace. È preoccupato?

Potrei rispondere con una battuta. Ovvero che sarei ancora più preoccupato se la sinistra facesse la destra. Perché questo programma non fa che rispecchiare il progetto di società che le destre non solo italiane prefigurano. Queste sono le destre che in tutto il mondo governano edificando muri, fili spinati, ghetti e che incitano alla discriminazione razziale. La sinistra ovviamente è altro. Con la destra è naturale che l’egoismo prevalga sull’altruismo. Con la destra al potere assisteremo a una deriva sociale improntata sugli antivalori. D’altronde, un comunista calabrese come Peppino Lavorato mi ripete spesso che razzismo, egoismo e fascismo sono facce della stessa medaglia. La destra inganna le coscienze, scatena una guerra tra poveri e trascina il peso della crisi sui più fragili, sugli ultimi, sui diseredati. Comunque potranno anche vincere ma il sogno del riscatto del quarto stato non potranno mai distruggerlo.

Dall’altra parte della barricata c’è molta confusione. Si è rotto il «campo largo» tra Pd e M5S e a sinistra persiste la divisione che genera competizione tra Sinistra italiana/Verdi e Unione popolare di De Magistris. Che giudizio dà di questa frammentazione?

Penso che sia divenuta ormai una deludente e masochista consuetudine. Purtroppo con “la fine delle ideologie” gli ideali hanno ceduto il passo al calcolo politico e la strategia di lungo periodo è stata abbandonata a favore di una tattica di piccolo cabotaggio per ottenere più poltrone possibili. Ma per fronteggiare la tirannia del neoliberismo occorrerebbe ben altro. Qui a Riace abbiamo cercato di opporci predicando e praticando il riscatto e l’emancipazione degli ultimi. Il mio modello di riferimento storico è il Fronte di unità popolare di Salvador Allende nel Cile degli anni 70: unità, autonomia e radicalità.

L’anno scorso alle regionali lei fu candidato nella coalizione di De Magistris che comprendeva anche Si. Oggi questi soggetti si presentano divisi e contrapposti. Qual’è il suo orientamento di voto?

Due anni fa mi proposero anche di candidarmi a presidente. Tuttavia la mia delicata posizione processuale mi portò a declinare l’invito. Ricordo bene poi l’assemblea di Lamezia quando dissi di no. E ricordo pure che De Magistris prese la parola per dire che io ero un valore aggiunto e insostituibile per la coalizione progressista che lui intendeva guidare. Ecco perché mi candidai nelle sue liste, ottenendo anche un buon risultato personale, con 10mila preferenze. Quanto alle elezioni del 25 settembre io appartengo alla sinistra della sinistra e mi comporterò di conseguenza. Mi auguro che le forze di sinistra prendano molti voti e abbiano rappresentanza parlamentare.

In estate il borgo di Riace si è rianimato come ai vecchi tempi. Che effetto le ha fatto invece assistere alle celebrazioni per l’anniversario del ritrovamento dei Bronzi officiate dal sindaco Trifoli, dichiarato ineleggibile da una sentenza?

Questa estate ho visto una partecipazione popolare inaspettata. Bambini afgani che raccontavano il loro viaggio della speranza, profughi palestinesi che dal deserto del Negher sono giunti fin qui a Riace, donne nigeriane che espulse dalla Germania hanno trovato in Calabria rifugio e salvezza. Ecco, questa estate Riace si è riconnessa con il mondo. E le attività sociali proseguono tuttora con l’asilo per i rifugiati, la mensa sociale, i laboratori, la scuola e il doposcuola per stranieri. E a tal proposito devo ringraziare Luigi Manconi e l’associazione «A buon diritto» per la sottoscrizione in mio favore, i cui proventi sono stati investiti nei progetti di accoglienza in corso. Quanto alle passerelle per i Bronzi, le lascio volentieri a Trifoli e ai suoi cantanti tipo Povia. Peraltro ho saputo che il sindaco ha anche abbandonato Salvini per approdare in Forza Italia.

In autunno è prevista la sentenza del processo di Appello che la riguarda. La corte ha riaperto l’istruttoria ammettendo prove a suo discarico. Questo le dà fiducia?

Non ho perso la speranza. So solo una cosa. Ovvero che rifarei tutto quello che ho fatto. Sono stato giudicato per motivazioni superiori di natura politica che esulano dalla mia persona. Ma io non cerco alibi, ho speso la mia vita per un ideale e continuerò su questo solco. E a tal proposito mi piace ricordare il vescovo Bregantini quando nel processo di primo grado ha detto che per lui «Riace è stato un luogo profetico».

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