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Lo stupro usato come arma contro il nemico

Lo stupro usato come arma  contro il nemico

Effetto Ucraina Nel 1993 la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che identifica lo stupro come un crimine di guerra. La violenza sessuale nei conflitti è da sempre una tragica costante

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 14 aprile 2022

Nel 1993 la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che identifica lo stupro come un crimine di guerra. La violenza sessuale nei conflitti è da sempre una tragica costante.

Per anni è stata cinicamente considerata un “sottoprodotto inevitabile” o una forma di “danno collaterale” al di fuori del controllo dei comandanti militari. Come altri abusi sui civili, anche in guerra non c’è nulla di inevitabile. Qualsiasi struttura di comando in grado di organizzare un assalto, o punire i disertori, può, cioè deve, organizzare azioni disciplinari per punire gli stupratori e scoraggiare futuri abusi.

Anche se in alcuni contesti o circostanze può in effetti sussistere l’incapacità o impossibilità di prevenire, negli anni sono emerse prove che in molti dei conflitti poi al centro di indagini internazionali, la violenza sessuale è stata pianificata e orchestrata da leader politici e militari. In alcuni casi, come nei campi di stupro della Bosnia o negli stupri a bersaglio etnico in Ruanda, la violenza sessuale è stata diretta dai più alti livelli politici.

I motivi per questa ulteriore atroce violenza contro le donne, e spesso anche i bambini, sono legati a voler spezzare il morale del nemico – in particolare quando le donne vengono violentate in pubblico o quando i parenti sono costretti a partecipare. Le violenze sessuali diffuse e sistematiche avvelenano la ricerca della pace e la riconciliazione tra comunità dopo il conflitto anche in casi in cui le comunità convivevano senza attriti prima dell’inizio della guerra.

Lo stupro delle donne da parte dei soldati durante la guerra si è sempre verificato nel corso della storia ma a lungo è stato considerato uno “sfortunato” e “inevitabile” accompagnamento dei conflitti per via della prolungata privazione sessuale delle truppe e dell’insufficiente disciplina militare. Il suo uso come arma di guerra è stato dimostrato durante la seconda guerra mondiale quando sia gli eserciti alleati che quelli dell’Asse hanno commesso stupri come mezzo per terrorizzare le popolazioni civili nemiche e demoralizzarne le truppe. Due dei più pianificati sono stati la riduzione in schiavitù sessuale delle donne nei territori conquistati dall’esercito giapponese e lo stupro di massa commesso contro le donne tedesche dall’avanzata dei soldati russi.

Nella seconda metà del XX secolo, sono stati documentati casi di stupro in più di 20 conflitti militari e paramilitari. Negli anni ’90, lo stupro è stato utilizzato come strumento di pulizia etnica nell’ex Jugoslavia e come mezzo di genocidio in Ruanda. Nel primo caso, donne appartenenti a gruppi etnici sottomessi sono state intenzionalmente ingravidate attraverso lo stupro da parte di soldati nemici, nel secondo donne appartenenti all’etnia tutsi sono state sistematicamente violentate da uomini sieropositivi reclutati e organizzati dal governo a guida hutu.

Adottata all’inizio di conflitti sanguinari in Europa dell’est e Africa centrale, la risoluzione della Commissione diritti umani dell’Onu purtroppo non riuscì a prevenire o scongiurare le atrocità perpetrate nei Balcani o nella regione dei Grandi Laghi. Le documentazioni di quei crimini e le sentenze dei tribunali internazionali degli anni successivi nel 2008 portarono il Consiglio di sicurezza ad approvare una risoluzione sul tema “donne, pace e sicurezza” che riconosceva l’uso della violenza sessuale come un’arma di guerra.

Se dagli anni Novanta abbiamo assistito a conflitti armati interni, a volte a carattere internazionale, oggi siamo di fronte a una vera e propria guerra di aggressione. Le notizie dall’Ucraina di questi ultimi giorni confermano che quest’ulteriore terribile strumento bellico continua a essere utilizzato. Le argomentazioni per cui l’Onu 14 anni fa chiarì che lo stupro sistematico era, anche, un crimine di guerra restano ancora quasi tutte valide purtroppo: le violenze contro donne e bambini minano la stabilità sociale distruggendo famiglie e comunità; la paura della violenza sessuale frena la mobilità delle donne portandole a ritirarsi dall’attività economica e costringendo le ragazze a rimanere a casa dopo la scuola; infine, quando gli autori di violenze restano impuniti, gli sforzi per riaffermare la fiducia nella capacità dello Stato di proteggere i propri cittadini e stabilire lo stato di diritto sono gravemente compromessi.

Ad aggravare la violenza fisica, che non di rado prelude a esecuzioni sommarie, e il trauma psicologico che accompagna chi l’ha subita si aggiunge spesso lo stigma sociale non di rado legato alla religiosità delle comunità delle vittime. Con leader religiosi, o loro affiliati, che invocano il perdono divino invitando le donne a portare a termine le gravidanze. E’ da auspicare che tra gli aiuti all’Ucraina ci siano anche pillole del giorno dopo e personale specializzato in psicoterapie per aiutare le vittime ad affrontare stress post-traumatico e depressione da stupro oltre che le violenze.

 

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