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Lo scudo spaziale di Mattarella

Elon Musk ad Atreju nel 2023 foto Cecilia Fabiano/LaPresseElon Musk ad Atreju nel 2023 foto Cecilia Fabiano/LaPresse

Usa-Italia L’ora X è scattata, il segnale rimbalza dalle piattaforme spaziali a quelle digitali, un invito ad arruolarsi nell’esercito della post-post democrazia intergalattica abbattendo barriere istituzionali e architetture costituzionali.Dall’ex Twitter da […]

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 14 novembre 2024

L’ora X è scattata, il segnale rimbalza dalle piattaforme spaziali a quelle digitali, un invito ad arruolarsi nell’esercito della post-post democrazia intergalattica abbattendo barriere istituzionali e architetture costituzionali.Dall’ex Twitter da lui acquistato e “rigenerato” Elon Musk – con la vittoria di Trump atterrato al centro della scena planetaria – allarga lo sguardo al vecchio continente. Dal podio social interviene sulla crisi politica tedesca dando dello «stupido» al cancelliere socialdemocratico Scholz.

Con l’ex premier britannica conservatrice Liz Truss scambia invece cortesie. E soprattutto riserva un occhio di riguardo all’Italia di Giorgia Meloni. Tanto insistente da costringere il presidente Mattarella a lanciare un sonoro e fermo altolà invitando il miliardario eccentrico «in procinto di assumere un ruolo politico» a stare al suo posto.

Ancor prima dell’insediamento alla Casa bianca di Trump e del suo strabordante “consulente” i segnali che arrivano da oltreoceano promettono insomma una sola cosa: il caos. Coincidenza, ma non troppo: l’offensiva di Musk contro i giudici italiani che andrebbero cacciati perché colpevoli di ostacolare i piani di Meloni per rispedire indietro i migranti cade proprio mentre i sovranisti nostrani svelano il loro progetto per neutralizzare le sezioni immigrazione dei tribunali rendendole impotenti sul fronte dei trattenimenti in Albania. Un modo per “cacciare” proprio quei giudici additati da Musk. Coincidenza forse casuale nei tempi, dunque, ma di certo voluta negli di intenti. Una sintonia, quella tra mister Tesla e la leader della destra postfascista italiana, malcelata dalla stringatissima nota informale con cui palazzo Chigi fa sapere che Meloni ascolta sempre con rispetto Mattarella. Lo ascolterà senz’altro, ma di certo condivide di più la visione dell’amico Elon. «Non disturbare chi vuole fare», è la traduzione meloniana delle spinte eversive contenute sempre più a stento dai “moderati” della maggioranza. Quelle spinte che tradiscono platealmente l’ambizione della presidente del consiglio, smaniosa di entrare nel club dei sovrani con potere assoluto o quasi (e smisurata incontinenza verbale). La guerra ai magistrati disobbedienti sta lì a dimostrarlo e la vittoria di Trump non fa che soffiare su questa ambizione.

Ma come spesso le accade Meloni si trova in mezzo a spinte contrapposte finora apparentemente inconciliabili. La responsabilità europea e internazionale e la difesa della Nazione sovrana, il prestigio del ruolo istituzionale e il richiamo del clan. Le bandiere ideologiche e gli interessi economici. Ma con il vento che in Europa continua a soffiare in favore della destra anche più estrema e l’ascesa al vertice degli Stati uniti della coppia Trump-Musk non è detto che la premier italiana non decida di scommettere sull’allineamento dei pianeti. Con queste premesse, si può solo sperare che perda la scommessa.

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