Lo Russo-Damilano. Il Pd riscopre un po’ di periferia
Vittoria a metà Le mappe elettorali, per quanto inficiate dal non voto che ora a Torino è la maggioranza, non hanno quell’aspetto un po’ manicheo che avevano nel 2016, quando rappresentavano un perfetto scontro tra centro (la continuità dem) e periferia (il M5s)
Vittoria a metà Le mappe elettorali, per quanto inficiate dal non voto che ora a Torino è la maggioranza, non hanno quell’aspetto un po’ manicheo che avevano nel 2016, quando rappresentavano un perfetto scontro tra centro (la continuità dem) e periferia (il M5s)
Sono poco più di 15mila i voti che separano Stefano Lo Russo, il candidato del centrosinistra in testa, da Paolo Damilano. La sfida è, dunque, aperta e si gioca su vari livelli, tra cui quello territoriale (i luoghi dell’astensione e quelli più contesi) e valoriale (gli appelli ma non gli apparentamenti). Con il primo turno alle spalle, le mappe elettorali, per quanto inficiate dal non voto che ora a Torino è la maggioranza, non hanno quell’aspetto un po’ manicheo che avevano nel 2016, quando rappresentavano un perfetto scontro tra centro (la continuità dem) e periferia (il M5s).
Ora, le aree si compenetrano. Il centrodestra trova parecchi voti nella periferia Nord, ma non a Falchera, e Mirafiori, a Sud, sta con Lo Russo, mentre nella cosiddetta zona ztl, come in collina, si scalfisce il fortino dem; alcuni, infatti, hanno preferito l’imprenditore che guida la coalizione neroverde, un po’ zoppicante per i malumori interni alla Lega.
La parziale inversione del trend nelle periferie coglie positivamente Lo Russo: «Parlare ai torinesi dei problemi di Torino e, soprattutto, ascoltare i loro suggerimenti sia il modo per riprendere il dialogo che si è interrotto qualche anno fa». Débâcle, invece, dei Cinque stelle, tra cui volano stracci sui social e fuori dalla rete. Valentina Sganga non è tenera con l’ex premier e attuale leader dei pentastellati: «Conte? Non l’ho sentito e mi è dispiaciuta la presenza solo a Napoli».
Nella coalizione di centrosinistra gioisce Sinistra ecologista che raggiunge il 3,6% e avrà, al di là dell’esito del ballottaggio, un consigliere sicuro in Sala Rossa. Si tratta di Jacopo Rosatelli, insegnante e collaboratore di lunga data de il manifesto, che ha fatto il pieno di preferenze (quasi 1.400): «Per noi è un risultato importante e nei prossimi giorni faremo di tutto per avere, in caso di vittoria del centrosinistra, una rappresentanza doppia della sinistra in consiglio. Ci rivolgeremo all’elettorato progressista – sottolinea, mentre partecipa al presidio per Mimmo Lucano in piazza Castello – perché siamo convinti esista una maggioranza di torinesi che non vuole abolire la ztl, togliere le piste ciclabili, arretrare nella lotta contro il cambiamento climatico e in quella per i diritti civili. Non possiamo, però, ignorare un’astensione così alta, tutto il nostro lavoro politico deve ripartire da lì».
Angelo d’Orsi, che guidava una coalizione di sinistra dal Prc a Pap si è, invece, fermato al 2,5%: «Ci aspettavamo il superamento dello sbarramento. Ma negli ultimi tre o quattro giorni la paura della vittoria di Damilano ha innescato la sindrome del voto utile prima ancora del ballottaggio. E ci ha sottratto voti la lista di Mattei che da un lato ha inseguito no vax e no green pass e dall’altro si è definito uomo di sinistra. Per il ballottaggio, ci sarà probabilmente un “libera tutti”. Ritengo sia, comunque, importante invitare a votare, riflettendo su vicinanze e differenze».
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