L’iter del premierato parte dal Senato. Le opposizioni protestano
Riforme Il sospetto è che Giorgia Meloni abbia dato indicazione di partire da Palazzo Madama per garantire un avvio il più liscio possibile alla riforma, cioè per evitare di doversi confrontare davvero con il dibattito e le richieste della minoranza
Riforme Il sospetto è che Giorgia Meloni abbia dato indicazione di partire da Palazzo Madama per garantire un avvio il più liscio possibile alla riforma, cioè per evitare di doversi confrontare davvero con il dibattito e le richieste della minoranza
La ministra per le riforme Elisabetta Casellati assicura: «La decisione non è politica». Ma la scelta di far partire dal Senato l’iter della legge di riforma costituzionale sul premierato acuisce lo scontro con le opposizioni e solleva un dibattito che oltrepassa le mere questioni di procedura. Fino a pochi giorni fa tutti, anche all’interno della maggioranza, davano per certo che l’iter sarebbe partito dalla Camera.
Il sospetto è che Giorgia Meloni abbia dato indicazione di partire da Palazzo Madama per garantire un avvio il più liscio possibile alla riforma, cioè per evitare di doversi confrontare davvero con il dibattito e le richieste della minoranza. Al Senato, infatti, il nuovo regolamento limita la possibilità di ostruzionismo e rafforza il potere della maggioranza di dettare i tempi. E sempre al Senato Fratelli d’Italia può disporre sia del presidente d’aula, Ignazio La Russa, che di quello della commissione Affari costituzionali.
Lo stesso Balboni nelle scorse settimane ha gestito, dosando con precisione accelerazioni e rallentamenti, l’altra riforma che nei piani della destra dovrebbe camminare in parallelo a quella sull’elezione diretta del premier: l’autonomia differenziata. «La notizia che la riforma costituzionale annunciata dal governo partirà dal Senato ci dice che i nostri timori erano fondati e che Palazzo Madama sarà il luogo dove Fdi e Lega si controlleranno a vicenda» dice a questo proposito il capogruppo del Partito democratico a palazzo Madama Francesco Boccia.
Questo è l’unico passaggio che dalle parti della maggioranza in qualche forma ammettono: la decisione di partire da Palazzo Madama avrebbe lo scopo appunto di «mantenere la continuità» tra i due piani, visto che il ddl costituzionale approderà («la settimana prossima», assicura Casellati) nella stessa commissione che avrà appena finito di discutere l’autonomia. «Se va in una camera non è che poi non va nell’altra, quindi è indifferente» da dove comincia l’iter, è la difesa della ministra delle riforme. «L’autonomia differenziata e il premierato sono due proposte che spaccano il paese – attacca Peppe De Cristofaro, capogruppo al Senato di Avs – Fratelli d’Italia ha dubbi sull’autonomia e la Lega sul premierato e allora via allo scambio. A te la divisione dell’Italia e a me l’elezione diretta del presidente del Consiglio, neanche fossimo al mercato delle vacche».
In serata la tensione arriva anche alla Camera. Di fronte alla richiesta delle opposizioni al presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana di sapere come mai la riforma partirà dall’altro ramo del parlamento, si ipotizza la convocazione di una conferenza dei capigruppo.
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