ExtraTerrestre

L’Italia sta sperimentando un altro modo di stare ai fornelli, spegnendoli per sempre

L’Italia sta sperimentando un altro modo di stare ai fornelli, spegnendoli per sempreTanzania foto tratta dal sito della ong Solar Cookers. In basso cottura nel Kimono foto del centro cucina solare di Castelfranco Veneto

Utopie culinarie Quando il bel paese preparerà il cibo alla luce del sole. In Italia le ore di sole utilizzabili per cuocere gli alimenti, su un balcone ben esposto, un giardino, o un terrazzo, vanno dalle 9,30 alle 17 in estate e dalle 11 alle 13 nei mesi invernali

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 25 luglio 2024

Sono capaci di dorare alla perfezione torte e biscotti su un assolato balcone d’inverno in novanta minuti. Nella calura dell’estate evitano di riscaldare la casa mentre si cucinano i pasti. Sono oltre 300 i modelli di forni e fornelli solari, di varie tipologie: a pannelli, a scatola, a parabole, fra i più diffusi. Dispositivi che cuociono il cibo concentrando con appositi specchi i raggi del sole su recipienti chiusi. Un’alternativa pulita, a zero emissioni, fa risparmiare, conserva bene le proprietà nutritive dei cibi. Non solo: la tecnologia solare è open source e i modelli più semplici sono autocostruibili, con l’aiuto di un corso.

CUCINARE CON IL SOLE IN ITALIA: l’Associazione italiana per la cucina solare – Aics) si propone di diffondere questa cultura e questa pratica. Fondata da un gruppo di professionisti e appassionati, offre una «biblioteca» di pubblicazioni, manuali e video di autocostruzione, incontri. E’ stata avviata la collaborazione con alcune università sugli aspetti dell’applicabilità della cottura solare in diversi contesti, dello studio di nuovi materiali più efficienti e del contenuto in nutrienti. Inoltre, «due pagine Facebook – Cuochi solari italiani e Cocineros solares sin fronteras in Spagna – servono a scambiare idee, notizie, prototipi, ricette», dice Mercedes Mas, che negli anni 2000 animava il progetto Cucine solari per l’Africa – un impegno non abbandonato.

SPIEGA IL VICEPRESIDENTE DELL’AICS, l’ingegnere riminese Matteo Muccioli: «Ci occupiamo della cottura degli alimenti esclusivamente attraverso la radiazione solare. Nulla che abbia a che fare con l’elettrico o il fotovoltaico – benché esistano anche tecnologie ibride». A livello mondiale in questi ultimi anni «le cucine solari hanno fatto passi da gigante. E non ho ancora trovato un aspetto negativo in questo modo di cucinare. Davvero l’unico limite è la luce».

Il primo forno di Matteo, il Muma, è del 2015, mentre stava lavorando a un concentratore solare per produrre idrogeno per termolisi. Poi sono arrivati il Newton (oggetto di una pubblicazione scientifica) e nel 2019 il Kimono Solar Cooker (ugualmente oggetto di pubblicazione): un forno solare a pannelli a geometria variabile il cui piano di costruzione è da tempo sul sito della Solar Cookers International (l’organizzazione mondiale di riferimento). Altre due versioni del Kimono sono più difficili da realizzare, anche per via dei materiali necessari e sono il Trio del 2022, compatto, con pannelli curvi, progettato dopo tante prove per piccoli balconi e davanzali; e il Butterfly del 2023.

«IL KIMONO RIESCE A LAVORARE IN MODO MOLTO diverso a seconda delle situazioni, se viene lasciato più aperto o meno aperto in funzione dell’altezza del sole. Non ha un ambiente di cottura come il forno a scatola; occorre dunque, quanto al cosiddetto «ricevitore», un involucro in vetro trasparente nel quale inserire la pentola, per fare effetto serra. E la pentola deve essere tutta nera». C’è un limite al fai da te visto che abbiamo a che fare con alimenti: le pentole non vanno verniciate a domicilio. In compenso, c’è chi ricava l’involucro unendo due oblò di lavatrici di recupero.

LE ORE DI SOLE UTILIZZABILI SU UN TERRAZZO, un balcone ben esposto, un giardino o altro luogo disponibile, mediamente in estate vanno dalle 9,30 alle 17, in inverno dalle 11 alle 13, in Italia. Alcuni modelli, fra i quali il Kimono, permettono di essere lasciati soli: sono «abbandonabili» a lungo una volta orientati. Comunque è già un atto di indipendenza e sostenibilità utilizzare il dispositivo solare nei giorni di presenza sul luogo della cottura, per ricavarne cibi che durano tutta la settimana (torte dolci e salate, pane, biscotti). Si tratta anche di trovare l’apparecchio giusto per le proprie diversificate esigenze, tempo compreso: cucinare gli alimenti, sterilizzare o scaldare l’acqua, scaldare i cibi già cucinati.

NEL SUO LABORATORIO A ROMA, l’ingegner Alessandro Varesano, attivista della cucina solare da oltre dodici anni e presidente dell’Aics, sta finendo di montare un modello Kimono destinato a una socia. Ma la sua specialità è un forno più complesso, che ha chiamato Helio e fa bella mostra di sé in un angolo. Fatto a fiore con tanti petali, capiente anche a seconda del modello, ha un ambiente di cottura completamente chiuso e ben isolato. In 5 minuti arriva a da 0°C a 100°C e con 15 minuti a 200°C, la temperatura più utilizzata, raggiunta in qualsiasi stagione, ovviamente in assenza di vere nuvole. Oltre alla cottura classica, con Helio si può usare il metodo della vasocottura: va a braccetto con la bassa temperatura, va tenuta sempre fra i 65°C e i 100°C, utilizzando tempi più lunghi.

«IL MIO FOCUS, QUANTO ALLA CUCINA SOLARE, è la ricerca e il coinvolgimento degli addetti ai lavori, i professionisti del mondo della ristorazione, gli chef. Non è facile, soprattutto in Italia per via della cultura culinaria consolidata. Ma il problema, pensando ai ristoranti, è soprattutto il tempo meteorologico, mentre per l’orientamento verso il sole in continuo movimento è già a punto la movimentazione automatica. Con Helio il sole entra proprio nel cibo, cucinando quindi con i raggi della luce, una modalità differente rispetto alle microonde e anche rispetto ai classici forni a gas o elettrici».

CON LA FACOLTA’ DI ENOGASTRONOMIA di Roma Tre, il creatore di Helio – ha condotto una ricerca sull’aspetto nutrizionale dei prodotti della cottura. «Per le vitamine non ci sono differenze rispetto ai fuochi tradizionali, gli antiossidanti come i polifenoli si mantengono meglio con la cottura solare; quanto ai carotenoidi, sembravano penalizzati ma con qualche piccolo accorgimento si annulla la perdita».

CREARE LAVORI SOLARI. LA PROGETTAZIONE, la costruzione, l’esecuzione, la promozione della cucina solare è finora – almeno in Italia – un impegno volontario. Ma in futuro, tutto l’insieme del dispositivo di cottura potrebbe essere prodotto e immesso sul mercato. Per un utilizzo più diffuso.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento