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L’Italia salvi il proprio onore

L’Italia salvi il proprio onore

Il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha detto recentemente che l’Italia aveva salvato l’onore dell’Europa. Non so se sia vero, penso piuttosto che sia importante per l’Italia salvare il […]

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 23 settembre 2017

Il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha detto recentemente che l’Italia aveva salvato l’onore dell’Europa. Non so se sia vero, penso piuttosto che sia importante per l’Italia salvare il proprio. Ed è questo pensiero che ci ha indotti a chiedere alla società civile di esprimersi su una questione così intima e così «identitaria» come la questione dello Ius soli.

Una questione che ci riguarda direttamente, non solo perché fa parte della nostra antica tradizione romana, della nostra storia e del nostro dna considerarci eredi di una cultura multipla e variopinta, ma perché l’idea di ‘vero italiano’ è un’idea pericolosa, che fa parte di un brutto immaginario.

Lo Ius soli è il diritto di chi vede il proprio paese in continuità con la terra. Lo Ius sanguinis è il dritto di un paese che non vuole crescere.

Appartiene alla nostra cultura riconoscersi nel diverso. Non farlo, sarebbe come per un editore rifiutare di tradurre testi stranieri. Perché di questo si tratta: dopo Babele non esiste una lingua sola, ma la convivenza di una lingua nell’altra.

Lo Ius sanguinis è come un dialetto, che si rifugia nella tana della lingua materna, lo Ius soli è la lingua comune, di cui Dante dice che è una pantera profumata, che in ogni luogo diffonde il suo profumo ma in nessun luogo appare.

Che questo desiderio di comunità ci appartenga, lo dicono la convinzione e l’entusiasmo con cui più di duemila persone di ogni genere e regione d’Italia hanno aderito e continuano ad aderire all’Appello che abbiamo diffuso il 4 Settembre scorso. E lo dicono tutti gli altri appelli lanciati e firmati da migliaia di cittadini, con una specie di sete e di sollievo di potersi pronunciare.

Questo slancio dimostra che ci sono in Italia due immaginari, uno nutrito di diffidenza e paura, sentimenti con i quali non si costruiscono né una comunità, né un paese, e tanto meno la Sinistra. E un altro aperto e creativo con il quale si costruisce tutto e che è la linfa di una buona politica.

Non parlo degli 800.000 bambini che rischiano di crescere estranei e risentiti, e in senso letterale e metaforico, «mortificati». Sto parlando invece di quello che questa legge, o il suo rifiuto, può fare al nostro paese e alla Sinistra che attualmente lo governa. Si tratta di scegliere a quale immaginario dare ascolto.

Per questo chiediamo di battersi per una legge senza la quale l’Italia sarebbe un paese più piccolo e più povero. Non più in grado di salvare l’onore di nessuno.

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