«L’Italia garantisca l’indipendenza della radio tv pubblica»
Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response I ricercatori a missione conclusa: «Dispiaciuti di non aver incontrato il governo»
Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response I ricercatori a missione conclusa: «Dispiaciuti di non aver incontrato il governo»
«Siamo dispiaciuti perché non abbiamo incontrato nessuno dei rappresentanti del governo». Il Consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, in missione in Italia a seguito di decine di segnalazioni di allerta sulla mancata libertà di stampa ricevute nei primi mesi dell’anno, aveva chiesto «di essere ricevuto dal ministro della giustizia e/o dal viceministro Sisto, dalla presidente della Commissione Giustizia del Senato Bongiorno e da tutti i capigruppo della stessa commissione. E lo abbiamo chiesto – hanno riferito i ricercatori a conclusione della missione – anche al sottosegretario all’Editoria Barachini e a diversi parlamentari che hanno preso parte ai dibattiti sul Media freedom act».
Ieri, a conclusone della missione Ue il gruppo di ricercatori ha riferito quali istituzioni hanno accettato l’incontro e ha esplicitato alcune raccomandazioni sulla tutela della libertà di informazione: depenalizzare il reato di diffamazione, recepire le indicazioni europee, a cominciare da quella che riguarda le procedure di nomina del Cda della Rai, risolvere i conflitti di interesse, tra cui il caso Agi.
Gli inviati Ue hanno riferito di aver incontrato l’Agcom, anche se «l’incontro sulla par condicio elettorale è stato molto deludente». «Abbiamo invece parlato con la presidente della Vigilanza Floridia, con Ilaria Cucchi, vicepresidente della Commissione Giustizia con la quale abbiamo discusso del Ddl Balboni sulla diffamazione. E poi abbiamo visto Grippo di Azione, il rappresentante per i media al Consiglio d’Europa Mazzella e i rappresentanti dell’Usigrai», fa il punto David Diaz Jogeix.
«Siamo un po’ dispiaciuti di non aver avuto un incontro con il governo: per noi è importante avere un dialogo costruttivo, questa è la nostra missione – spiega Renate Schroeder, direttrice dell’International Federation of Journalists – Non siamo qui per dire solo che ci sono cose che non funzionano, vogliamo migliorare le cose soprattutto adesso che ci sono le leggi sul Media Freedom Act e sulla direttiva anti-slapp».
Ma, entrando nel merito italiano, secondo Schroeder «la riforma sulla diffamazione non è conforme con gli standard europei». Per questo, sottolinea, «un confronto su questo argomento era urgente». E ancora più importante era discutere dell’articolo 5 del Media Freedom Act che «garantisce l’indipendenza della Radio Tv pubblica e l’elezione del board in modo trasprente e proporzionale». Cosa che «non sta succedendo e lo sappiamo. Ma cambiare è un’opportunità», insiste la ricercatrice.
La proposta è di indire «una sorta di Stati generali con professionisti, esperti indipendenti e partiti per fare questa riforma. Sarà difficilissimo, lo sappiamo ma ci aiuta la legge europea. Siamo venuti qui – conclude Schroeder – per manifestare la nostra preoccupazione ma di più non possiamo fare: per cambiare la legge c’è tempo ancora un anno».
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