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L’Italia dovrà pagare per lo stop alle trivelle

L’Italia dovrà pagare per lo stop alle trivelle

Costa dei Trabocchi Il ricorso era stato avviato dall’azienda petrolifera e del gas dopo che, il 29 gennaio 2016, un decreto ministeriale ha fermato le trivelle, non rilasciando più il titolo.

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 25 agosto 2022

Una batosta. L’Italia dovrà pagare 190 milioni di euro, più gli interessi al 4% per gli ultimi sei anni, per aver bloccato la realizzazione della piattaforma petrolifera «Ombrina Mare» sulla Costa dei Trabocchi, una delle zone più belle dell’Adriatico centrale, in provincia di Chieti.

È l’epilogo dell’arbitrato internazionale intrapreso, nel 2017, dalla multinazionale inglese Rockhopper. Il ricorso era stato avviato dall’azienda petrolifera e del gas dopo che, il 29 gennaio 2016, un decreto ministeriale ha fermato le trivelle, non rilasciando più il titolo. Secondo la società del Regno Unito è stato violato il Trattato sulla Carta dell’Energia e per questo, evitando la giustizia italiana, si è rivolta al Centro internazionale per il regolamento delle controversie (Icsid) e un triumvirato composto da Klaus Reichert, Charles Poncet e Pierre-Marie Dupuy le ha dato ragione. «Rockhopper – dice la ricercatrice di Lanciano (Ch) Maria Rita D’Orsogna, docente universitaria negli Usa e attivista ambientale – pagò circa 30 milioni di dollari per l’acquisto di Ombrina, ora riceverà una cifra spropositata».

Contro l’impianto ci sono stati dieci anni di battaglie sul territorio, ricorsi alla magistratura e cortei di decine di migliaia di persone. Il progetto prevedeva perforazioni e una nave desolforante sempre attiva che – rimarca D’Orsogna – «avrebbe sputato inquinamento notte e giorno, e questo non ha prezzo. È una decisione che ci lascia amarezza. Questo arbitrato, portato avanti da tre uomini vicini al mondo del petrolio, non si è mai preoccupato di coinvolgere i residenti, di capire il perché delle nostre lotte, di vedere quanto più sana sia la Costa dei Trabocchi oggi, con il fiorire di mille attività turistiche. Abbiamo visto un mare e un futuro più puliti».

«Un paesaggio da favola e un distretto vitivinicolo di rilevanza internazionale», aggiunge Il Prc, con Maurizio Acerbo, che, assieme al Forum Acqua Abruzzo, con Augusto De Sanctis, e al movimento Nuovo Senso Civico, con Alessandro Lanci, punta l’indice contro il Trattato sulla Carta dell’Energia, da cui oggi l’Italia ha receduto ma che all’epoca aveva sottoscritto. «Una sciagurata decisione – rimarcano – quella di aderirvi, rinunciando alla nostra sovranità democratica. Grazie a questo accordo le multinazionali possono fare causa contro leggi dello Stato».

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