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Liste, Meloni detta legge e per sé sceglie Latina

Liste, Meloni detta legge e per sé sceglie LatinaMatteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni – LaPresse

Elezioni Vertice non risolutivo sulla candidature ieri nella sede di Fratelli d'Italia, gli alleati temono di restare con le briciole. Salvini reimbarca Bossi

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 19 agosto 2022

Tanto rumorosa e sanguinolenta è stata a composizione delle liste al Nazareno, tanto ferrea è invece la sordina in via della Scrofa, sede del nuovo partito guida della destra Fratelli d’Italia, e in tutti gli altri stati maggiori. Non che tensioni e malumori non ci siano anche a destra. Ma da quelle parti stanno molto più attenti a non fare regali agli avversari, tanto più che con i disastri delle ultime settimane nella metà campo degli altri, alla destra sembra quasi che basti star ferma per incamerare un diluvio di consensi. L’unica tensione che trapela è il passo indietro del centrista Quagliariello, al quale pure era stato offerto da Toti un collegio sicuro ma «in un’area geografica diversa da quella di cui mi occupo da anni». In realtà il problema sembra essere stato il pollice verso della Lega che non gli perdona di aver appoggiato Conte.

Ieri il vertice della destra si è riunito a Roma soprattutto per risolvere «problemi tecnici» in realtà tutt’altro che secondari. I centristi, ma anche Forza Italia, sono spaventatissimi dall’onda del partito di Meloni con effetti disastrosi sui risultati complessivi delle loro liste. Urge quindi una dislocazione sapiente delle candidature che rallenta tutto. Come rallenta tutto l’alternanza di genere. Ieri sera c’era ancora una candidatura femminile vacante. Oggi, però, le liste dovrebbero essere pronte e presentate, almeno questo promette Giorgetti.

Il taglio dei parlamentari in realtà penalizza anche la destra e se FdI, col suo balzo dal 4 al 24% stando ai sondaggi, ha l’imbarazzo della scelta, la Lega, che aveva fatto la bocca a un corposo bottino, rischia invece di perdere una cinquantina di posti. Così non c’è da stupirsi se persino la candidatura del padre fondatore Umberto Bossi, 81 primavere, provochi qualche grugnito. Ma Salvini intende confermare il seggio di quello che trent’anni fa era il senatur. Non solo in segno di rispetto ma anche per blindare il voto della vecchia guardia. Lui, il nuovo leader, si candiderà a Milano ma anche al sud, in Puglia e Calabria, e si porterà dietro l’intera squadra di governo uscente, più i falchi Borghi e Bagnai, il risorto Durigon, Giulia Bongiorno. Tra le new entries sono certe quelle dell’editore di Libero Angelucci e del presidente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti Barbuto, probabili quelle delle giornaliste Maria Giovanna Maglie e Annalisa Chirico.

FdI, oltre a numerose riconferme, punterà su Carlo Nordio, ministro della Giustizia in pectore e sull’ex campione di formula 1 Emerson Fittipaldi. In partita ancora il presidente della Lazio Lotito (con Fi). Il pacchetto di mischia del centrodestra prevede però una serie di grandi ritorni in campo: l’ex presidente del senato Marcello Pera, l’ex ministro degli esteri (con Monti) Giulio Terzi di sant’Agata, l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, che tutti giurano non essere candidato a ritornare al ministero, però non si sa mai. La leader Meloni ancora non ha deciso dove correre. Certamente nel Lazio, una roccaforte tricolore. Probabilmente a Latina.

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