«Bisogna ristabilire una credibilità climatica e l’Italia deve smettere di finanziare i fossili»
Ong La Via Campesina boicotta la Cop: «Senza diritti umani non c’è giustizia climatica»
Ong La Via Campesina boicotta la Cop: «Senza diritti umani non c’è giustizia climatica»
«Credibilità climatica», chiede il documento Cop28: le aspettative del Wwf. Per Manuel Pulgar, responsabile globale clima ed energia dell’organizzazione, «piani, impegni e finanziamenti devono avere la velocità e la portata necessarie per prevenire i peggiori impatti. Possiamo ancora evitare un futuro di catastrofi climatiche ma siamo fuori strada e il tempo sta per scadere». Per un percorso equo di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C occorre accelerare l’abbandono dei combustibili fossili e costruire economie a basse emissioni e resilienti al clima. I risultati indispensabili attesi a Dubai, ribadisce il Wwf, sono: un Global Stocktake positivo, che apra la strada a impegni nazionali più incisivi; la decisione di eliminare i combustibili fossili; allineare tutti i flussi finanziari pubblici e privati agli obiettivi climatici (art. 2.1 c dell’accordo di Parigi). Quanto al sostegno ai paesi in via di sviluppo: piena operatività del Fondo per perdite e danni (Ldf), mobilitare 600 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima fra il 2020 e fine 2025 (si è in ritardo rispetto a un impegno fissato da tempo); raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento.
RIFORMARE LE ISTITUZIONI finanziarie internazionali è cruciale: devono smettere di finanziare sovvenzionare i fossili, essere obbligate alla trasparenza, aumentare i finanziamenti per il clima e rispettare gli impegni esistenti, mobilitare investimenti privati e pubblici per la decarbonizzazione. I governi e gli attori non statali dovrebbero investire nell’azione per il clima attraverso la conservazione e ripristino degli ecosistemi terrestri, di acqua dolce e oceanici.
UNA VERA TRANSIZIONE energetica, sempre per il Wwf, richiede un preciso pacchetto: eliminazione di tutti i combustibili fossili entro e non oltre il 2050 – il 2040 nei paesi sviluppati; stop a nuovi giacimenti; fine dei sussidi ai combustibili fossili; triplicare le rinnovabili in particolare eolico e solare; raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030; impegno per una giusta trasformazione energetica. E un approccio basato sui diritti e il coinvolgimento delle comunità e dei popoli indigeni.
E AL GOVERNO ITALIANO, un chiaro appello viene rivolto da cinque organizzazioni della società civile italiana (ActionAid Italia, Focsiv, Movimento Laudato Si’, ReCommon e Wwf Italia): stop ai finanziamenti pubblici internazionali a progetti fossili e impegno per una riforma del sistema finanziario internazionale che permetta l’accesso di tutti i paesi ai capitali necessari per la transizione energetica e la resilienza. Anche l’Italia alla Cop26 aveva aderito alla Dichiarazione di Glasgow, impegno congiunto per porre fine a nuovi finanziamenti pubblici internazionali per progetti di estrazione, trasporto e trasformazione di carbone, petrolio e gas entro il 31 dicembre 2022.
MA ATTRAVERSO LA SACE, l’Agenzia di credito all’export Sace, l’Italia è il primo finanziatore pubblico di combustibili fossili in Europa e il sesto a livello globale. Dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul clima, l’ammontare garantito per progetti di carbone, petrolio e gas equivale a 15,1 miliardi di euro. Il 42% di queste garanzie riguarda progetti realizzati in vari paesi dell’Africa: Mozambico, Nigeria, Egitto e altri.
LA PROLIFERAZIONE di progetti oil&gas italiani, non necessari alla nostra sicurezza energetica, si frappone a una giusta transizione del continente, come denuncia la società civile africana, e gli stessi capi di governo hanno affermato la necessità di interrompere tutti i sussidi alle fonti fossili e di creare una nuova infrastruttura finanziaria capace di tenere conto della ristrutturazione del debito, spesso contratto dai paesi proprio per ospitare progetti fossili sul proprio territorio.
LA VIA CAMPESINA BOICOTTA, dal canto suo, la conferenza – ed è la prima volta. Il più grande movimento mondiale di piccoli agricoltori sarà assente in solidarietà con la Palestina («Non possiamo partecipare ai negoziati mentre è in corso un genocidio contro membri della nostra comunità»), ma lancia anche una stoccata alla location: «Gli Emirati sono grandi petrolieri, e miliardari! La corruzione intorno al clima deve finire».
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