Lidi, il governo tenta la miniproroga ma scarica la scelta sui sindaci
Il disegno di legge In consiglio dei ministri potrebbe arrivare la misura relativa alle concessioni dei balneari, il governo si arrende all’Ue. Indennizzi al minimo
Il disegno di legge In consiglio dei ministri potrebbe arrivare la misura relativa alle concessioni dei balneari, il governo si arrende all’Ue. Indennizzi al minimo
Potrebbe essere sul tavolo del consiglio dei ministri di oggi il disegno di legge che disciplinerà le gare delle concessioni balneari. Nei giorni scorsi il testo è più volte rimbalzato tra Roma e Bruxelles, in un acceso negoziato tra il governo Meloni, che ha provato in tutti i modi a tutelare i balneari, e la commissione Ue che si è opposta a qualsiasi forma di vantaggio per i concessionari uscenti. Alla fine ha prevalso la linea intransigente di Bruxelles.
IL MINISTRO FITTO (in procinto di spostarsi a Bruxelles come commissario) ha seguito in prima persona la mediazione e avrebbe tenuto in piedi solo una debole proroga. Le indiscrezioni che arrivano da Palazzo Chigi parlano di un’estensione fino al 30 settembre 2027 per i titoli storici, con l’obbligo di bandire le gare entro il 30 giugno dello stesso anno. Ma per evitare di approvare una misura illegittima, il governo non avrebbe disposto una proroga automatica, bensì un rinnovo a discrezione dei sindaci, che dovranno valutarlo «caso per caso» e nell’interesse del territorio. Ma avranno anche la facoltà di anticipare le gare.
LA CORTE DI GIUSTIZIA europea e il Consiglio di Stato hanno più volte proibito le estensioni generalizzate sulle concessioni balneari, imponendo la scadenza tassativa per il 31 dicembre 2023. Perciò una proroga automatica sarebbe subito disapplicata dai tribunali, come già avvenuto per le precedenti al 2020 e al 2033 (disposte da altri governi). L’artificio di Palazzo Chigi è dunque scaricare la responsabilità sui comuni. Tuttavia è improbabile che sindaci e funzionari rilasceranno l’estensione. Già la legge concorrenza di Draghi aveva concesso un anno bonus di «proroga tecnica», fino al 31 dicembre 2024, ma l’Autorità garante della concorrenza ha diffidato e denunciato al Tar tutti gli enti locali che ne hanno usufruito. Portando molti comuni a fare dietrofront o a sostenere costosi e fallimentari ricorsi.
L’ESTENSIONE AL 2027 appare dunque una finta proroga. Il governo Meloni potrà dire ai balneari di avere concesso loro un paio d’anni in più, ma di fatto saranno pochi gli amministratori che si prenderanno la responsabilità legale di approvare un’estensione illegittima, rischiando di essere portati di nuovo in tribunale dall’Agcm. Tanto che alcuni comuni hanno già pubblicato o concluso i bandi e molti altri ci stanno lavorando, dopo la lunga attesa del decreto attuativo che il governo Meloni ha tirato fino all’ultimo.
LA LEGGE DI DRAGHI aveva dato tempo fino a febbraio 2023, ma la premier è arrivata con oltre un anno e mezzo di ritardo, e dopo averle provate tutte per salvare i balneari dalle gare. A partire dalla mappatura delle coste italiane, a cui Palazzo Chigi ha lavorato per tutta l’estate dello scorso anno, per poi cestinarla. La tesi era che col 33% di coste occupate, sarebbe stato possibile dare concessioni su spiagge libere per far aprire nuovi stabilimenti, in modo da garantire la concorrenza senza toccare le imprese esistenti; ma l’Ue ha contestato i numeri del governo e ha dichiarato la strada impercorribile.
ANCHE SUGLI INDENNIZZI economici, la commissione Ue ha imposto al governo Meloni di limare il testo a sfavore dei balneari. La prima bozza del ddl voleva imporre ai nuovi concessionari di riconoscere agli uscenti l’intero valore aziendale, mentre l’ultima versione parlerebbe solo degli investimenti non ammortizzati degli ultimi 5 anni. Un periodo in cui pochi balneari hanno investito, proprio per l’imminente scadenza delle concessioni. I gestori rischiano dunque di rimanere con un pugno di mosche in mano, nonostante si aspettassero di più da un governo che prometteva loro le concessioni per l’eternità. Ma ora hanno capito quanto quegli annunci fossero inaffidabili.
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