Meir Baruchin ha pagato di persona più di una volta per aver espresso le sue idee e per aver detto ai suoi studenti di non lasciarsi condizionare dalle visioni prevalenti e e di guardare ad ogni questione in modo critico. Originario di Gerusalemme, 63 anni, insegnante di storia e eduzione civica, nel 2020 fu licenziato da una scuola di Rishon Lezion perché in aula aveva espresso le sue opinioni sul conflitto con i palestinesi. Spiegò ai dirigenti scolastici che aveva soltanto provato a generare un dibattito tra gli alunni in modo da portarli a pensare in modo indipendente. Non servì a nulla, fu mandato a casa. Pesarono le pressioni della destra che lo accusava di voler inculcare nelle giovani menti «disfattismo e idee pericolose». Tre anni dopo, Baruchin non solo ha perduto di nuovo il lavoro, questa volta in una scuola di Petah Tikva, ma è stato anche arrestato, detenuto per quattro giorni e soggetto a una campagna volta a farlo apparire come un «traditore» e un sostenitore di Hamas. I giudici ieri hanno ordinato il suo rilascio, dietro il pagamento di una cauzione, e gli hanno proibito di postare qualsiasi cosa sui social per le prossime due settimane.

A portarlo in cella è stata anche la denuncia presentata alla polizia dalla municipalità di Petah Tikva per le foto e i commenti che l’insegnante ha pubblicato su Facebook contro i bombardamenti su Gaza e di denuncia delle sofferenze che le operazioni militari causano alla popolazione civile palestinese. Sul suo profilo ci sono le foto di bambini morti nei raid aerei. Contro di lui sono stati usati anche commenti scritti prima dell’attacco di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre.

Uno dei post di Baruchin che ha attirato più di altri l’attenzione della destra e della polizia è dell’8 ottobre. «Anche oggi continua il massacro in Cisgiordania» ha scritto a proposito dell’uccisione di due palestinesi. «Sono nati sotto occupazione e hanno vissuto sotto di essa tutta la loro vita», ha aggiunto «Non hanno mai conosciuto un giorno di vera libertà. Non lo conosceranno mai… sono stati giustiziati questa sera dai nostri eccezionali ragazzi». Commenti che hanno suscitato forte clamore a destra ma che per i giudici non giustificano un procedimento penale per «alto tradimento». Ieri mattina Baruchin è stato scarcerato. È difficile però che torni al lavoro. Il giornale Maariv scrive che, fin dall’inizio della guerra, il ministero dell’Istruzione ha indicato alle scuole di mostrare tolleranza zero nei confronti di «espressioni di istigazione e sostegno al terrorismo» da parte dei docenti.

Qualcuno comunque fa notare se i post contro la guerra fossero stati pubblicati da un arabo israeliano o da un palestinese di Gerusalemme le conseguenze sarebbero state ben peggiori considerando la politica decisa dalle autorità e delle forze di sicurezza. Nei giorni scorsi un ex deputato Mohammed Barakeh ed esponenti del partito arabo Balad sono stati arrestati per aver organizzato un raduno a sostegno del cessate il fuoco a Gaza. L’associazione per i diritti civili Adalah ha documentato decine di casi di studenti e impiegati arabo israeliani puniti severamente dalle università e di datori di lavoro per aver postato commenti contro la guerra giudicati a sostegno del terrorismo e di Hamas.