«Ogni giorno ascolto polemiche contro giornaliste e giornalisti, ma qualcuno deve spiegarmi il paradosso di come mai anche quest’anno nel mondo, in Europa e in Italia, i giornalisti sono le principali vittime di oligarchi, despoti, mafiosi e corrotti. Dobbiamo sempre interrogarci sui nostri limiti, ma mi permetto di segnalare che croniste e cronisti vengono colpiti, minacciati e uccisi perché le luci dell’informazione impediscono trame e traffici che hanno bisogno del buio». Il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) Giuseppe Giulietti mette in dito nella piaga, nella Giornata mondiale della libertà di stampa indetta da Onu e Unesco. La denigrazione del giornalismo è infatti da sempre l’arma populista più usata contro le figure di intermediazione.

Nel primo trimestre di quest’anno, secondo i dati del Viminale, nel nostro Paese sono stati censiti 44 episodi di intimidazione ai danni di giornalisti (erano 63 nello stesso periodo del 2021». Il 27% delle intimidazioni è arrivato tramite internet, nella maggior parte delle volte dai social. Anche questo contribuisce ad inchiodare l’Italia sul fronte dei Paesi «problematici», secondo il punteggio di Reporters sans frontières (Rsf) che l’ha portata dal 41esimo posto dell’anno scorso al 58esimo di quest’anno, su 180, nella classifica mondiale della libertà di stampa che si celebra nell’anniversario della Dichiarazione di Windhoek (Namibia), un decalogo per lo sviluppo di una stampa indipendente e pluralista scritta nel 1991 da una sessantina di giornalisti africani.

Una condizione, quella italiana, pur sempre migliore che di molti altri Paesi – nessuno occidentale – ,tra i quali in particolare Russia e Ucraina, rispettivamente al 155esimo e al 106esimo posto della classifica di Rsf che vede in vetta Norvegia, Danimarca, Svezia, Estonia e Finlandia. E infatti quest’anno, per celebrare la Giornata, Amnesty International, Fnsi e Articolo 21 hanno promosso un sit-in davanti all’Ambasciata russa a Roma per protestare contro l’invasione dell’Ucraina e il bavaglio imposto ai media indipendenti russi e bielorussi. Un pensiero particolare è stato rivolto ad Anna Politkovskaja, giornalista dissidente russa che ha sempre denunciato le violenze di Putin in patria e in Cecenia, ed è stata assassinata nel 2006 nello stesso giorno del compleanno del presidente russo. Come anche sono stati commemorati «tutti i giornalisti che si trovano nelle carceri di Turchia, Egitto, Iran, Bielorussia, in Africa e in tutti i luoghi del mondo nel quale la libertà di espressione non è garantita».

Il bilancio è «drammatico» secondo il presidente Mattarella: «Sono 24 i cronisti uccisi nel 2021 e quasi 500 gli imprigionati. Un dato destinato a salire con la guerra di aggressione della Federazione Russa all’Ucraina». Sono «testimoni che hanno talvolta pagato con la loro vita l’esposizione dei fatti, spesso scomodi per i poteri costituiti», aggiunge Mattarella sottolineando che «la libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un Paese». La ministra dell’Interno Lamorgese assicura l’impegno del governo nel «contrastare efficacemente il fenomeno degli atti intimidatori contro i giornalisti» e annuncia per domani una riunione la lei stessa presidiata del “Centro di Coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni” sul fenomeno, «appositamente dedicata all’esame del report 2021 e dei dati disponibili per il primo trimestre del 2022».

Un’attenzione particolare, «alla luce dei recenti fatti», viene rivolta dalla senatrice Valeria Fedeli, capogruppo del Pd in Commissione di Vigilanza Rai, alla «propaganda fondata sulle fake news e sulla disinformazione», che va separata con un «confine» dal «giusto pluralismo dell’informazione».

Quel confine che evidentemente non è ancora chiaro a tutti: se da un lato infatti il leader del M5S Giuseppe Conte esprime solidarietà ai giornalisti, in particolare a quelli che «scelgono di non essere megafono dei soliti interessi per dare invece voce a chi non ne ha», Beppe Grillo, durante un convegno del Movimento sulla questione energetica, si rivolge così ai cronisti: «Noi siamo gli incompetenti del nuovo e abbiamo contro voi, che siete i competenti del nulla e del morto».