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Libero il bambino sequestrato dal padre durante un «incontro protetto»

Libero il bambino sequestrato dal padre durante un «incontro protetto»

Cronaca Il caso a Roncadelle (Brescia). E Salvini parla a sproposito.

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 7 ottobre 2022

Un uomo si è barricato in casa mercoledì sera con il figlio di 4 anni, dopo averlo sequestrato durante quello che in linguaggio giuridico si chiama incontro protetto. Al termine di una trattativa durata l’intera notte, in tarda mattinata di ieri l’uomo ha permesso ai carabinieri di entrare. Il bimbo, che sembra stare bene, è uscito dall’appartamento in braccio a un’educatrice. Il fatto è successo a Roncadelle, in provincia di Brescia.

La storia, a cui mancano ancora particolari importanti, prende il via qualche tempo fa quando i giudici decidono di affidare il piccolo alla madre, stabilendo per il padre la possibilità di incontrarlo ma solo in presenza degli assistenti sociali, motivando la decisione sulla base dei comportamenti pregressi dell’ex compagno non estraneo ad atti di violenza, tanto che una volta si è presentato armato di coltello nello studio dell’avvocato della donna.

Mercoledì, all’incontro organizzato in un parco pubblico a tutela del minore, M.B. (queste le sue iniziali) arriva esibendo una pistola, forse una scacciacani, si impossessa del bimbo e si barrica in casa. I carabinieri, più tardi assistiti dal procuratore di Brescia, Francesco Prete, hanno condotto la trattativa per convincere l’uomo ad aprire la porta e lasciarli entrare.

Fin qui, le notizie purtroppo ancora scarne. Immediati i commenti, indicativi di un clima e di un metodo.
Per cominciare le istituzioni preposte. «La questione è risolta, il bambino sta bene e il padre si è pentito del gesto che ha fatto. Tecnicamente è un sequestro di persona e sarà arrestato» ha dichiarato Prete ai giornalisti. Il procuratore non aveva finito di parlare che intanto era partita la carica a difesa del signor M.B. «E’ solo un padre che ha perso le staffe ed è impazzito perché voleva vedere il figlio, diritto che gli veniva negato, non è un mostro» si sbilancia un amico (non identificato) ma registrato dalle agenzie di stampa.

C’è chi ha deciso di cavalcare politicamente l’episodio, senza domandarsi se poteva rivelarsi un autogol. E’ Matteo Salvini: «Bene che il bambino sia salvo. Riformare profondamente il diritto di famiglia e la legge sull’affido condiviso, per difendere davvero bimbi e bimbe, sarà un impegno del prossimo governo». Il leader della Lega lo ha scritto su Twitter, ribadendo quello che è un punto del suo programma elettorale.

La legge cui fa riferimento è la n. 54 del 2006 che recita: «Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi…» Come si vede, la legge parla di diritto del minore, non del padre, come vorrebbe Salvini, il quale ha recentemente perso il suo miglior campione (Pillon) causa taglio dei parlamentari.

Interpretare la legge 54 come diritto dei padri, anziché dei minori, in passato è costato la vita ai figli di Antonella Penati, di Erica Patti, o al piccolo Daniele, ucciso dal padre lo scorso capodanno.

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