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L’ex Br Bertulazzi ottiene i domiciliari in Argentina

Leonardo BertulazziLeonardo Bertulazzi

Il caso In fuga dal 1980, deve scontare 27 anni, per lui l’Italia ha chiesto l’estradizione

Pubblicato 6 giorni faEdizione del 21 settembre 2024

A tre settimane dal suo arresto in Argentina, il tribunale d’appello federale di Buenos Aires ha concesso gli arresti domiciliari all’ex brigatista Leonardo Bertulazzi, sul quale pende una richiesta di estradizione da parte dell’Italia, nella continuazione con altri mezzi della caccia ai fantasmi dei vecchi militanti armati attivi tra gli anni ’70 e gli anni ’80: dopo il caso di Cesare Battisti, rimpatriato nel 2019 dal Brasile, nel 2021 l’allora governo Draghi provò a far rientrare dalla Francia dieci persone a vario titolo condannate durante gli anni del terrorismo, ma alla fine la Corte d’appello di Parigi bloccò tutto.

Nato nel 1951, esponente della «Colonna 28 marzo» delle Brigate Rosse, quella di stanza a Genova, Bertulazzi, nome di battaglia «Stefano», deve scontare una condanna a 27 anni per sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata.

Tra i fatti che gli vengono contestati c’è il sequestro nel gennaio 1977 di Pietro Costa, discendente della celebre famiglia di armatori genovese. Il riscatto che le Br riuscirono ad ottenere servì, tra le altre cose, anche per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini a Roma dove nella primavera del 1978 venne tenuto prigioniero Aldo Moro.

La settimana scorsa, il tribunale di prima istanza di Buenos Aires aveva respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Bertlulazzi, affermando che «la gravità dei reati imputati e la pena di compimento effettivo richiesta da un altro Paese non possono essere ignorate come indizi di una possibile fuga» e che «non si può ignorare che la richiesta di detenzione ai fini di estradizione afferma che il Bertulazzi è ricercato senza successo dallo stato richiedente da diversi decenni».

Così è arrivato un nuovo ricorso basato sul fatto che la revoca dello status di rifugiato emessa dalla Conare (la Commissione nazionale per i rifugiati) emessa il giorno prima dell’arresto di Bertulazzi «non si può considerare definitiva» perché è stata anch’essa impugnata. I giudici hanno infine accolto questa tesi e concesso al 73enne di andare ai domiciliari.

La latitanza di Bertulazzi cominciò nel settembre del 1980 dopo una sparatoria con la polizia avvenuta davanti l’abitazione dell’allora sindaco di Genova Fulvio Cerofolini, possibile obiettivo delle Brigate Rosse.

Da lì la fuga prima in Grecia, poi in Portogallo, poi ancora a El Salvador e infine in Argentina, dove nel 2004 ha ottenuto lo status di rifugiato.

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