Cascina Spiotta, dubbi sull’uso dei trojan
Il processo L'avvocato Steccanella: «Un processo paradossale per una vicenda di cinquant'anni fa maturata in un contesto storico diverso, dove ad essere chiamati in causa sono degli ottantenni che hanno già fatto anni e anni di galera. Spero di trovare un giudice che applichi la legge»
Il processo L'avvocato Steccanella: «Un processo paradossale per una vicenda di cinquant'anni fa maturata in un contesto storico diverso, dove ad essere chiamati in causa sono degli ottantenni che hanno già fatto anni e anni di galera. Spero di trovare un giudice che applichi la legge»
Una valanga di eccezioni sull’udienza preliminare a carico di 5 ex Brigate Rosse (Renato Curcio, Pierluigi Zuffada, Lauro Azzolini e Mario Moretti) per la sparatoria di Cascina Spiotta, in provincia di Alessandria, dove nel 1975 persero la vita Mara Cagol e il carabiniere Giovanni D’Alfonso. Il punto cruciale del procedimento in corso a Torino è l’utilizzo del trojan grazie al quale la procura ha raccolto due intercettazioni che ritiene fondamentali. Secondo il difensore degli ex Br, Davide Steccanella, si tratterebbe di elementi non utilizzabili. «Un processo paradossale per una vicenda di cinquant’anni fa maturata in un contesto storico diverso – ha detto Steccanella a margine dell’udienza -, dove ad essere chiamati in causa sono degli ottantenni che hanno già fatto anni e anni di galera. Spero di trovare un giudice che applichi la legge». Per Guido Salvini, ex giudice che ora come avvocato assiste Sonia D’Alfonso, quelle intercettazioni sono però perfettamente utilizzabili perché «rispondono ai requisiti di novità, significatività e casualità richiesti dalla legge». Malgrado esistesse già una sentenza su Cascina Spiotta (andata perduta con l’alluvione del 1994), la nuova inchiesta è cominciata nel dicembre del 2021 in seguito a un esposto presentato dal figlio di una delle due vittime dello scontro a fuoco di 49 anni fa, Bruno D’Alfonso. A suo parere, infatti, Azzolini sarebbe sfuggito alla cattura per quei fatti malgrado fosse in effetti presente. Una ricostruzione che la difesa respinge in toto, forte anche della sentenza (perduta) di piena assoluzione del 1987. «Se raccontassi a un mio collega all’estero che in Italia si può riprocessare una persona perché lo Stato ha smarrito una sentenza, e che la stessa persona può essere intercettata prima dell’autorizzazione di un gip, penserebbe che sono matto», la conclusione di Steccanella. L’udienza è stata aggiornata al 16 ottobre.
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