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Un nuovo decreto flussi e un piano per il «dominio sottomarino»

Un nuovo decreto flussi e un piano per il «dominio sottomarino»

Governo Oggi il consiglio dei ministri. Alla Stampa estera parla Salvini: «Se mi condannano per Open Arms continuerò a fare il ministro»

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 27 settembre 2024

Dovessero condannarlo per il caso Open Arms, Matteo Salvini rassicura che «non sarebbe un problema» e che in ogni caso continuerà a fare il ministro. Solo «un po’ più incazzato», dice lasciando intendere che sin qui invece l’ha fatto con pacatezza e serenità d’animo. Ad ogni buon conto, tra un video, un post, un meme e una comparsata in tv, il vicepremier ci tiene a far presente che lui è uno che lavora duramente. Infatti, ieri, dopo aver parlato alla Stampa Estera della sua situazione legale («È un processo politico»), aver detto che le Ong hanno «contatti non raccomandabili» e aver spiegato che avercela con Orbàn è prima di tutto una cosa «di pessimo gusto», si è ritirato nelle sue stanze per lavorare su un dossier che oggi finirà al consiglio dei ministri: «Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, nonché di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale» recita il titolo dello schema del decreto.

Dentro ci sarà sicuramente il nuovo decreto flussi, peraltro oggetto di un confronto tra i sindacati e il sottosegretario Alfredo Mantovano nei giorni scorsi.
Secondo il vicesegretario della Lega Andrea Crippa si tratterà di una misura utile per le aziende che «cercano manodopera e non la trovano», non un modo per «elargire cittadinanze gratis». Insomma, la faccia cattiva contro chi arriva in Italia non verrà dismessa, ma è assai probabile che verrà aumentato il numero di click day, l’avvilente lotteria che regola gli ingressi di lavoratori stranieri.

Giorgia Meloni, comunque, non pensa tanto ai migranti e ai flussi, ma sembra avere piani molto più ambiziosi per il futuro della nazione, ventimila leghe sotto i mari. Il tema è il mondo sottomarino, dove la premier vede «un dominio nuovo nel quale l’Italia intende giocare un ruolo di primo piano». Così al Forum Risorsa Mare di Palermo: «Abbiamo già istituito il polo nazionale della dimensione subacquea e sta per approdare in consiglio dei ministri un disegno di legge per regolare e disciplinare questa materia.

Quando sono arrivata a Palazzo Chigi mi è stato detto che l’ufficio del presidente del Consiglio è la prua d’Italia. Questo mi ha fatto riflettere su quanto la nostra storia sia profondamente legata al mare. Penso che non spetti altro che prendere quella storia e quell’identità e farle navigare nel futuro tracciando le nuove rotte nel ventunesimo secolo. È quello che questo governo sta facendo».

Il tema ha appassionato anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che si prepara alla caccia al tesoro e sempre a Palermo ha detto di voler «continuare un’operazione di tutela del patrimonio subacqueo già scoperto: non si tratta solo di andare alla ricerca di tesori straordinari, ma anche di costruire un sistema di tutela e valorizzazione e una rete di erudizione per tutti gli appassionati favorendo la ricerca». Al consiglio dei ministri di oggi ci sarà spazio anche per delle «misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari nell’esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria». Il piano prevede a possibilità di arresti in flagranza in differita e l’aumento del numero dei poliziotti nei presidi sanitari e delle telecamere di videosorveglianza.

Tutto questo prelude all’aggiornamento del piano struturale di bilancio, che Giancarlo Giorgetti illustrerà agli altri ministri a partire dalla conferma per il 2024 dell’obiettivo di una crescita del pil dell’1%, da portare all’1.2% nel 2025 e nel 2026. Per quanto riguarda il deficit la percentuale sale al 3.8% per quest’anno, con una previsione in calo sia per l’anno prossimo (3.2%) sia per l’anno dopo ancora (2.7%). Sul debito le note sono più dolenti: 134.8% nel 2024, 137.1% nel 2025 e 138.3% nel 2026. La colpa, per il governo, è tutta del Superbonus, che «peserà 40 miliardi fino al 2027».

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