La svolta laburista del Pd si concretizza allo scalo San Lorenzo di Roma, all’agorà organizzata da Nicola Zingaretti dal titolo «Costruiamo un futuro più giusto». Al suo fianco c’è Enrico Letta, che chiude una volta per tutte la stagione renziana del Jobs Act. «L’Italia tra i paesi europei è uno di quelli coi salari più bassi. Per questo è giusto introdurre il salario minimo, in altri paesi non c’è l’assurda discussione che si fa da noi su questa proposta».

E ancora: «Gli stage sono utili se fanno parte del percorso formativo. Quelli gratuiti vanno aboliti, i giovani devono iniziare a lavorare con uno stipendio vero». Il leader Pd non intende fare un bis del 2012, quando una gestione della crisi all’insegna dell’austerità ha alimentato le diseguaglianze e la povertà, favorendo i partiti populisti. «L’incendio sta per divampare di nuovo e si deve affrontare subito, sostenendo i salari».

Di qui la volontà di spostare a sinistra il baricentro dei dem: «Dobbiamo essere il partito di quelli che non ce la fanno, è il momento di voltare pagina, la nostra ragion d’essere deve diventare dare voce a chi fatica. Dobbiamo rovesciare il tavolo, perché fino ad oggi abbiamo parlato con quelli che ce la fanno». Sembra l’annuncio di una rivoluzione copernicana, rispetto alla stagione di Renzi ma anche al dna del Pd del 2007 che sognava di essere partito della Nazione e di archiviare il conflitto di classe.

Un cambiamento di ragione sociale, visto che oggi il Pd viene votato dai ceti benestanti e anziani delle grandi città, quasi per nulla da giovani e operai. «Negli ultimi 25 anni il campo progressista ha fatto errori, non abbiamo fatto abbastanza per la giustizia sociale e per applicare l’articolo 3 della Costituzione che ci impegna a rimuovere gli ostacoli economici e sociali che impediscono lo sviluppo della persona», ricorda Zingaretti.

Lo stesso Letta confida i suoi «sensi di colpa» quando a Parigi incontrava studenti italiani ben felici di essere fuggiti da un paese senza prospettive. «Certo, la colpa per quello che abbiamo fatto come centrosinistra al governo», ammette. «Oggi dobbiamo mettere le chiavi dell’Italia in mano ai ragazzi», dice Letta. «Il vecchio modello che privilegiava sul lavoro solo una parte della società, escludendo giovani e donne, è iniquo e non funziona».

Dal palco parlano una cuoca di una mensa romana, un ricercatore precario dell’Istituto di sanità. E poi Lorenzo Aloisi, laureato in scienze ma occupato come facchino, che invita il Pd a «essere più incisivo», a «dare voce ai milioni di lavoratori con paghe troppo basse» e a ridurre la precarietà, anche con una legge che regoli le esternalizzazioni di servizi della pubblica amministrazione, dove spesso spuntano aziende che per vincere gli appalti «impongono ai lavoratori un osceno precariato», come ricorda Zingaretti che grida: «Questa pagina deve finire».