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Letta, campagna al via da Bologna con Prodi: «La scelta è tra noi e Meloni»

Letta, campagna al via da Bologna con Prodi: «La scelta è tra noi e Meloni»Enrico Letta con Romano Prodi a Bologna – LaPresse

Festa dell'Unità Il leader Pd sfida le destre: con loro l'Italia come l'Ungheria di Orban. Conte lo attacca: «Noi unica sinistra»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 26 agosto 2022

Arriva anche Romano Prodi al Parco Nord di Bologna, dove Letta inaugura la festa dell’Unità ma soprattutto dà il via ufficiale alla campagna elettorale. Lungo abbraccio tra il Professore e il suo allievo, che si fa un lungo giro delle cucine per salutare i volontari, da sempre una certezza per il Pci-Pds e poi il Pd. Loro cantano Bella ciao, lui si fa fotografare con un ciuffo di tagliatelle pronte per la cottura. E si dice orgoglioso di partire da Bologna, la culla dell’Ulivo, al suo fianco il giovane sindaco Matteo Lepore che lo invita a «dare voce ai più deboli».

Alla festa mancano le bandiere dem (per colpa di un esposto di Fdi che ha preteso e ottenuto la par condicio sul suolo pubblico), ma il rosso domina la sala dibattiti, così come i manifesti creati da Proforma che scandiranno l’ultimo mese di campagna: da una parte il rosso con la foto del segretario e le proposte dem, dalle rinnovabili al salario minimo all’Europa; dall’altra su sfondo nero tutto quello che porterebbero le destre, dal fossile ai condoni. Con la scritta «Scegli». Perché la linea comunicativa da qui al 25 settembre è tracciata: «Noi chiediamo agli italiani di scegliere: o di qua o di là, perché con questa legge elettorale o si sta dalla parte delle destre o dalla nostra», scandisce Letta dal palco.

Non c’è spazio e non c’è tempo per polemizzare con Conte o con Calenda, che invece picchiano duro sul Pd. «O noi o le destre, tutte le altre opzioni possibili sono un aiuto a Salvini e Meloni», insiste il segretario, che ricorda come in campo ci siano ancora, oltre a Berlusconi, anche Tremonti e Meloni che erano suoi ministri nel 2011 «quando quel governo dovette andare a casa perché aveva portato l’Italia sull’orlo della bancarotta». «Tutti ricordiamo quanti anni di sacrifici ci è costato quel governo, che portò un aumento del debito, un calo del pil e la disoccupazione giovanile dal 21% al 31% in tre anni. E il ministro per i giovani era proprio Meloni».

Se questa è la destra che vuole tornare a palazzo Chigi «è naturale che chi ci guarda dall’estero sia preoccupato. Ma noi faremo in modo che quella storia non si ripeta perchè vogliamo vincere, come ha fatto Prodi per due volte». Applausi e sorrisi, «mi raccomando», gli gridano dalla platea. Prodi raccoglie: «I mercati hanno paura che il Paese vada governato da cattive mani».

Letta prova a disegnare una battaglia «non solo in difesa», ma all’attacco, sulle proposte dem: dagli stipendi degli insegnanti da aumentare alla mensilità in più per tutti i lavoratori, dagli investimenti su scuola e sanità pubbliche all’abolizione degli stage gratuiti. Poi però si scaglia contro i condoni «che la destra vuole fare anche se non ha il coraggio di dirlo», «con loro ci guadagnerebbero gli evasori, con noi i lavoratori».

E ancora, dopo che Salvini ha elogiato le politiche sulla famiglia dell’ungherese Orban: «Non pensavo arrivasse a tanto, l’Ungheria è sotto sanzioni da parte dell’Ue per la riduzione dei diritti, diciamo no a tutto questo». «Dobbiamo dare la sveglia agli italiani».

Conte non rinuncia a polemizzare con l’ex alleato. E se Letta apre a un dialogo dopo il voto con M5S (e con Calenda), l’avvocato morde: «credo che di sinistra sia addirittura costretto a votare il M5s. Siamo la forza più progressista, è evidente». E ancora: «Letta non l’ho più capito più da quando abbiamo presentato l’agenda sociale a Draghi, al posto di fedeltà agli italiani ha parlato di fedeltà a Draghi…».

Fratoianni lo bacchetta: «Pretendere di avere il monopolio sulla parola “progressismo” mi pare un po’ eccessivo». Dal Pd replicano a Conte postando sui social la sua foto con Salvini quando insieme vararono i decreti sicurezza.

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