Politica

Letta-Calenda verso la rottura. Oggi ultimo vertice

Enrico Letta e Carlo Calenda foto di Roberto Monaldo /LaPresseEnrico Letta e Carlo Calenda – Roberto Monaldo /LaPresse

Verso le elezioni Il leader di Azione mette veti sulle candidature e sul programma. Emma Bonino media: «Vediamo di raffreddare tutti il cervello». Nonostante le rigidità dell’ex ministro una soluzione in extremis è ancora possibile

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 2 agosto 2022

Situazione grave, forse gravissima, ma non seria.

Nel week end Carlo Calenda si è imbizzarrito. Non vuole che nei collegi siano candidati Fratoianni, Bonelli e Di Maio: «Già accettarli in coalizione per noi è problematico ma ti siamo venuti incontro» dice rivolto a Letta. Grazie alla generosa concessione le liste di Sinistra Italiana ed Europa Verde possono esserci ma i collegi maggioritari, quelli sono off limits.

«E se qualcuno vuole la garanzia di essere eletto basta che si faccia candidare nel listone Democratici e Progressisti» prova a tagliare corto un esponente di + Europa, l’altra metà della lista centrista, che pure è più possibilista di Calenda e della sua Azione.

PRESSATO dall’aut aut di Calenda, che reclama una risposta non solo sul diktat delle candidature ma anche su alcuni elementi politici considerati dal centrista dirimenti, Letta ha riunito ieri pomeriggio la segreteria allargata e la maggior parte dei presenti si è schierata contro ogni ipotesi di cedimento anche a costo di rompere.

Al termine della riunione il Pd ha rivolto un appello del tipo «Ogni divisione rappresenterebbe un regalo alla destra che l’Italia non può permettersi». Non che l’accorato appello conti qualcosa. Il senso della mossa sta nel passare la palla avvelenata all’altra metà campo per costringerla ad accollarsi la responsabilità di una rottura che renderebbe la partita nei collegi maggioritari da molto difficile a disperata.

Insomma, il gioco del cerino e quando parte quel sinistro rituale di solito la fine è nota.

Enrico Letta incontra i sindaci del Pd foto di Mauro Scrobogna /LaPresse
Enrico Letta incontra i sindaci del Pd foto di Mauro Scrobogna /LaPresse

IL PING PONG prosegue sullo stesso tono. Calenda e Della Vedova replicano accusando Letta di non aver dato «una risposta ai temi politici che abbiamo posto», tra i quali accanto al piatto forte delle candidature invise, ci sono la solita «agenda Draghi», il rigassificatore a Roma, lo smantellamento del reddito di cittadinanza. In cambio Calenda conferma la scelta di non mettere in campo candidature «divisive», al secolo le ministre ex azzurre, nei collegi: «Queste cose le hai sul tavolo da giorni. Legittimo dire ’Non riesco’ ma chiudiamo la partita».

IN ATTESA di un incontro risolutivo che resta in forse e in sospeso per tutto il giorno si espone la madre nobile Emma Bonino: «Vediamo di raffreddare tutti il cervello andato in ebollizione». Però, aggiunge, «viene difficile pensare all’agenda Draghi con Fratoianni che ha votato per 55 volte contro Draghi».

Il tempo per raffreddare gli animi comunque è poco e i margini per ricucire ormai quasi inesistenti.

I calcoli di Calenda sono piuttosto chiari. Da un lato teme di esporsi, accettando le candidature antidraghiane o ex 5S, alle incursioni di Renzi, ove Iv non partecipasse all’«alleanza elettorale», punto ancora in sospeso e l’incognita certo non aiuta a fare chiarezza. Dall’altro l’ex ministro è convinto di ottenere comunque nel proporzionale un buon risultato che gli consentirà di proporsi come porto e riparo in futuro per le aree moderate della destra che, prevede, si troveranno a forte disagio nel regno di Queen Giorgia. Ma anche per quelle aree del Pd che vivono come un dramma l’alleanza con la sinistra rossoverde senza i centristi.

L’ULTIMA PAROLA verrà detta stamattina nel sospirato incontro tra Calenda e Letta. I segnali della vigilia non autorizzano alcun ottimismo. «Patti chiari, amicizia lunga. Non devono esserci preclusioni veti e sportellate. O si ha voglia di parlare o così è difficile discutere», anticipa il segretario del Pd nell’incontro con i sindaci.

Carlo Calenda, foto LaPresse
Carlo Calenda, foto LaPresse

Letta non ha intenzione di cedere sulle candidature prese di mira da Calenda. Sa che per Sinistra italiana digerire l’alleanza con il partito di Calenda è già molto difficile. La cacciata dalla lista maggioritaria la renderebbe probabilmente impossibile mentre Letta è convinto di doversi presentare alle elezioni con il fianco sinistro coperto dalla presenza in coalizione di Si ed Europa verde.

Deve però fare i conti con quella parte del suo partito che ritiene l’accordo con i centristi imprescindibile proprio come Calenda deve vedersela con i radicali di + Europa, contrarissimi alla rottura. Dunque, nonostante tutto, una svolta positiva in extremis è ancora possibile.

NON HA DI QUESTI problemi Gigi Di Maio che, bontà sua, non mette veti a nessuno. Ieri ha presentato la sua nuova formazione, in sostituzione di quella varata poco più di un mese fa al momento della scissione. Questa, tenuta a battesimo da Bruno Tabacci, si chiama Impegno civico e ha sul logo un’ape. I maligni sostengono che si tratti dell’Ape Maia. Probabilmente hanno ragione.

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