Economia

L’estate degli speculatori contro il diritto alla vacanza

Spiaggia a Capri, Getty ImagesSpiaggia a Capri – Getty Images

Il caso Turismo: un'economia della rapina. Per famiglie con figli 400 euro in più l'anno. Stabilimenti balneari e piscine: +13,8% in un anno. E cresce la povertà educativa dei bambini. Lavoro povero, niente ferie. Per i sindacati europei: 6 milioni restano a casa in Italia

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 10 agosto 2024

C’è un diritto negato al tempo liberato dal lavoro alienato, per di più pagato dai dipendenti con i propri salari. Per precari e autonomi impoveriti nemmeno quello. Si chiama «vacanza», ma questa estate sembra un sogno per sei milioni di persone in Italia. Questa è la stima fatta dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), a partire dai dati Eurostat.

Il nostro paese, che ha i salari in proporzione più bassi d’Europa e fermi agli anni Novanta, ha anche il record di persone che non possono permettersi di affrontare l’assalto degli squali appena escono di casa per andare in un campeggio, affittare una sdraio e un ombrellone, portare i figli a un centro estivo, fare una settimana in qualche posto modesto eppure carissimo. è un problema storico che risale almeno all’inizio del millennio, osserva la Ces. Per il lavoro eterodiretto e contrattualizzato, la difficoltà crescente di permettersi qualche giorno di ferie fuori dalla città dove normalmente si vive (cambiare aria fa bene alla salute, si dice a ragione)è il segno delle politiche di tagli ai servizi pubblici, del calo dei salari reali dovuto all’inflazione, della riduzione o della perdita dei benefici derivanti dalla contrattazione. Dopo un anno di fatica, i lavoratori dovrebbero potersi permettere una vacanza. Ma questo è sempre meno possibile per un numero crescente di persone.

Questa è l’origine dell caro prezzi che abbiamo registrato negli ultimi due anni durante i quali le politiche monetarie restrittive delle banche centrali hanno affossato ancora di più i salari, in particolare in Italia. Boom invece dei profitti, e non solo quelli di megaimprese digitali, banche e assicurazioni. La tendenza storica riscontrata dalla Ces ha creato un’economia della rapina che è tangibile quando fanno quaranta gradi e si cerca un riparo al mare, sui laghi o in montagna. A suo modo, ieri è stata l’Istat a registrare gli effetti di questa speculazione. Ad aprile era ferma allo 0,8%, a luglio è aumentata a 1,3%. La causa sono i beni energetici che aumentano di prezzo, ma anche il settore dei servizi, quello che tra l’altro sta «trainando» la crescita quest’anno. E per servizi l’Istat intende «servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona», ma anche turismo, dai ristoranti alle piscine e campeggi. Insomma tutta quell’economia povera, che produce lavoro precario e working poors e alimenta la tenuta del «mercato del lavoro».

Ebbene è qui il problema dell’inflazione. Ed è qui il mulinello che aziona il caro-prezzi. E la rapina ai danni di chi cerca di respirare un po’ d’aria prima di tornare a farsi sfruttare. I prezzi sono saliti in tutta Italia, ma nel Nord-Est sono i più alti (da +1% di giugno a +1,5%), mentre nel Centro e al Sud salgono a +1,3%. Più bassi nelle Isole (+1,2%) e nel Nord-Ovest (+1,1%). La città più cara è Rimini (+2,1%), poi Bolzano (+2%), Napoli, Parma e Padova (+1,9%). Nel 2024 una famiglia con un figlio pagherà più 426 euro, più 534 euro se i figli sono due, ha stimato il Codacons. Costa di più viaggiare: i pedaggi +1,3%, i parcheggi +2,4%, i treni +8,1%, i pullman +3,1%. Alle stelle i pacchetti vacanza: +29,9% in un anno. Per dormire in un villaggio vacanza o in un campeggio si spende l’8,2% in più, +3,8% alberghi e motel. B&b, e case vacanza: +7,2%. Stabilimenti balneari e piscine: +13,8% in un anno. Solo per dormire e mangiare al ristorante una coppia con due figli spenderà 106 euro in più, stima l’Unione nazionale consumatori.

Per la fondazione Openpolis già nel 2022 la metà delle famiglie con almeno 3 figli non poteva permettersi una vacanza. Sono tante le famiglie che non riescono ad assicurare adeguate opportunità educative, anche quando i figli non vanno a scuola.

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