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Lep, più spese nelle regioni con livelli bassi

Roma - Presidio contro il ddl Calderoli sull’autonomia differenziataRoma - Presidio contro il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata

Riforme Autonomia differenziata, l'Ufficio parlamentare di bilancio ribadisce tutte le perplessità sul ddl Calderoli. A rischio ci sono i diritti costituzionali nel Sud. Intanto, un'altra iniziativa del governo provoca danni: 557mila famiglie hanno perso il Reddito di cittadinanza senza aver diritto al Reddito di inclusione

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 2 febbraio 2024

I Centri di assistenza fiscale danno l’allarme: «557mila famiglie stanno scoprendo di aver perso il Reddito di cittadinanza senza aver diritto al Reddito di inclusione istituito dal governo Meloni. Un’emergenza tale da provocare episodi di violenza nei Caf». La denuncia è arrivata ieri dai senatori Pd in un’interrogazione urgente rivolta alla ministra del Lavoro, Calderone: «L’indifferenza del governo diventa un problema di allarme sociale» concludono. Un problema destinato a peggiorare. Giampaolo Arachi, membro del board dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ieri ha fatto il punto sull’Autonomia differenziata durante l’audizione sui Livelli essenziali di prestazioni in commissione parlamentare Affari regionali: «Per la realizzazione effettiva dei Lep sono essenziali la perequazione infrastrutturale, un efficace e attento monitoraggio e un sistema incisivo di correttivi sugli Enti inadempienti. All’interno di tali priorità, va inoltre rafforzato il coordinamento tra i livelli di governo che concorrono all’erogazione dei servizi». Perequazione e coordinamento, due elementi che non si vedono all’orizzonte.

E ancora: «Nell’autonomia differenziata (federalismo asimmetrico) l’eventuale fissazione di nuovi Lep per servizi su cui le norme attuali non garantiscono l’uniformità sul territorio (come accade, ad esempio, per il tempo pieno nelle scuole) richiederà un incremento di spesa nelle regioni con livelli di fornitura più bassi. Andrà in questo caso assicurata la revisione delle compartecipazioni per garantire l’eventuale copertura dei maggiori fabbisogni e, al contempo, il concorso al finanziamento delle regioni deficitarie». Elemento che cozza con l’attuale clausola della «spesa pubblica invariata». Secondo l’Upb c’è poi un altro aspetto delicato: «La potenziale esclusione dal perimetro di determinazione dei Lep della materia riguardante il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, che solleva criticità e potenziali incoerenze, anche in relazione alla garanzia dell’erogazione dei Lep».

Infine, «non si può escludere che l’autonomia differenziata evolva verso uno scenario fortemente frammentato, con un significativo numero di regioni che acquisiscono funzioni differenti, che presentano un diverso peso finanziario e una diversa composizione fra spese relative ai Lep e spese per altre prestazioni. Una gestione delle compartecipazioni affidata esclusivamente a trattative bilaterali all’interno delle Commissioni paritetiche potrebbe non garantire l’uniformità delle valutazioni e un adeguato coordinamento con la programmazione di bilancio. Sembra quindi permanere l’esigenza di una sede istituzionale unica dove le valutazioni e le decisioni possano essere adottate in modo coordinato e con una valutazione complessiva. Alla stessa sede andrebbero anche ricondotte le valutazioni e le decisioni relative alla compartecipazione che dovrebbe finanziare il fondo perequativo regionale nell’ambito del federalismo simmetrico».

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