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L’Emergenza soccorsi in Libia: «Con un disastro di tale portata serve una solida macchina organizzativa»

L’Emergenza soccorsi in Libia: «Con un disastro di tale portata serve una solida macchina organizzativa»La strada che costeggia il mare di Derna collassata – Ap

L'emergenza/Intervista Il portavoce della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc), Tommaso della Longa: «Devastazioni allucinanti, noi ci siamo»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 13 settembre 2023

«Nell’est della Libia il livello di devastazione è allucinante: quartieri, persino villaggi sono stati spazzati via dalle inondazioni. Le conseguenze dell’emergenza dureranno per mesi, forse anni, perciò è indispensabile un aiuto coordinato da parte di tutti». Tommaso della Longa è il portavoce della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc) che in queste ore sta supportando la Mezzaluna Rossa libica impegnata nel soccorso e nell’assistenza delle migliaia di persone coinvolte nell’alluvione provocata dalla tempesta Daniel. Un intervento che riguarda soprattutto Derna, città costiera travolta anche da oltre 30 milioni di metri cubi d’acqua, dopo il crollo simultaneo di due dighe: «Sì, siamo a Derna con squadre mobili di ricerca e soccorso, in coordinamento con le autorità locali. Ma siamo presenti anche nelle altre città colpite e nelle zone rurali.

Quanti soccorritori sono mobilitati e quante persone avete assistito finora?

È impossibile da dire. La violenza dell’acqua ha distrutto gran parte delle infrastrutture per le telecomunicazioni. I contatti sono difficoltosi. Non sappiamo neanche dove siano di preciso i nostri volontari. Sono però addestrati ad intervenire e quando accade qualcosa nelle loro comunità, sono i primi a partire.

Da quanto tempo la Mezzaluna rossa è attiva in Libia?

È stata fondata nel 1957, quindi ben prima dell’arrivo di Gheddafi al potere. È una realtà diffusa in modo capillare che ha dato un grande sostegno anche in questi ultimi 12 anni di guerra, con interventi di diverso tipo: supporto in ambito medico e igienico-sanitario, e alle popolazioni vulnerabili, compresi i migranti e gli sfollati. Povertà, sfollamenti e carenza di servizi tuttora sussistono a causa delle violenze tra le milizie, la crisi economica, gli effetti dei cambiamenti climatici ma anche gli strascichi della pandemia di Covid-19: possiamo quindi parlare di “tempesta perfetta” che va ad aggravare un quadro molto complesso.

Quali sono oggi i bisogni immediati delle popolazioni colpite?

Noi dell’Ifrc stiamo supportando la Mezzaluna rossa libica proprio nel definire le necessità. In contesti come questo è fondamentale capire cosa serve, evitando di portare disorganizzazione. A causa delle difficoltà nelle comunicazioni avremo un quadro più chiaro nelle prossime ore, ma è facile intuire che i bisogni sono immensi: migliaia di persone hanno perso tutto. Inoltre tante aree sono rimaste senza strade, cibo, elettricità e acqua potabile. Non parliamo solo di acqua da bere ma anche di acqua pulita per la rete fognaria e i servizi igienico-sanitari, e questo espone al rischio di epidemie e altri problemi di salute che potrebbero presentarsi già nei prossimi giorni. C’è poi la questione degli alloggi per chi ha perso la casa.

Cosa dicono i testimoni?

Quei pochi che riusciamo a raggiungere ci raccontano di uno scenario di guerra. A Derna in particolare la violenza dell’acqua ha strappato via tutto quello che ha incontrato. Macchine e macerie sono arrivate in alto mare, non solo sulla costa.

La spaccatura politica che divide la Cirenaica dall’ovest guidato dal Governo di unità nazionale complica i vostri interventi?

No. I volontari della Mezzaluna libica sono presenti a Est come a Ovest. Essendo innestati nelle comunità da tempo, sono accettati senza frizioni. Per un disastro di questa portata però, la comunità internazionale deve creare al più presto una macchina organizzativa solida e articolata.

Ma la situazione politica in sé, con Paesi che sostengono a vario titolo il governo di Tripoli o l’est guidato dal generale Haftar, non rischia di ostacolare questo lavoro?

La cosa positiva a cui stiamo assistendo in queste ore terribili è l’enorme manifestazione di solidarietà: sempre più Paesi e organismi si dicono pronti a inviare aiuti, altri lo hanno già fatto. Speriamo che continui, anche quando i riflettori si saranno spenti sull’emergenza.

Persino il premier di Tripoli ha mobilitato aiuti per il governo ad interim di Bengazi, non riconosciuto dall’Onu. Che il disastro riesca in quello in cui la diplomazia fatica da anni?

La speranza è che davanti all’emergenza il senso di umanità, come spesso accade, sappia tirare fuori il meglio delle persone, appianando divergenze a beneficio della ripartenza.

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