In Italia il mattone illegale, concentrato soprattutto al Sud e sulle coste, è difficile da cancellare: dal 2004 a dicembre 2022 nelle regioni più a rischio (Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia) le demolizioni sono state solo il 15,3% dei 70.751 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento da parte dei 485 comuni che hanno risposto al monitoraggio promosso da Legambiente, nell’ambito del terzo report sull’abusivismo edilizio. Sommando anche le risposte parziali, il numero totale delle ordinanze emesse si attesta a 83.430 con una media di un’ordinanza ogni 310 cittadini.

Osservate speciali le isole minori dove si registra un abuso ogni 12 abitanti ma le demolizioni avvengono nel 20,5% dei casi, cinque punti sopra le altre cinque regioni. Il dato invece peggiora nei sette municipi di Roma che hanno fornito i dati: delle 2.676 ordinanze, ne sono state eseguite solo 323 pari al 12,2%. Nei centri costieri si registra una media di 395,9 ordinanze di demolizione a comune, cinque volte di più dei comuni dell’entroterra.

La regione con il maggior numero di ordinanze emesse è la Campania (23.635), quella con il migliore rapporto tra ordinanze emesse ed eseguite è la Sicilia (19,2%) quindi Lazio (17,2%) e Campania (13,1%). La provincia con il migliore rapporto tra ordinanze emesse ed eseguite è Rieti (41,8%), la peggiore Catanzaro (2,7%). Tra i comuni capoluogo, spicca Avellino (39,4%), il peggiore Benevento con zero abbattimenti.

Nelle isole minori, Lipari ha il maggior numero di abusi (1.793) e di demolizioni (538) segue Capri (681 ordinanze e 198 abbattimenti). Per quanto riguarda la trascrizione degli immobili abusivi nei patrimoni comunali, il numero è irrisorio: la media nelle 5 regioni è 5,6%. Per la trasmissione delle pratiche di demolizione non eseguite da parte dei comuni ai prefetti, solo il 2,1% delle ordinanze è stato inviato. Nel Lazio e in Sicilia il dato supera di poco il 3%, in Campania il record negativo con lo 0,5%.

Tra le regioni maglia nera la Campania, una terra molto fragile tra fenomeni franosi, territori sismici e vulcanici. A partire dai Campi flegrei, interessati da una forte crisi bradisismica e, al contempo, sfregiati dall’abuso edilizio che rende anche difficile disegnare vie di fuga. In regione, dal 2004 al 2022, le demolizioni eseguite sono state solo il 13,1% (pari a 3.107) dei 23.635 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento da parte dei 110 comuni che hanno risposto al monitoraggio. Alla Campania spetta il record negativo per numero di ordinanze emesse in rapporto alla popolazione con una pratica per abusivismo edilizio ogni 236,6 abitanti. Secondo l’Istat, la situazione in Campania rimane «insostenibile» con 50,4 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 in regola.

Legambiente fa sei proposte: più ruolo e responsabilità ai prefetti; lavorare sul danno erariale con un ruolo della Corte dei Conti; demolizioni per via giudiziaria, «alla base degli interventi deve essere posta la sentenza che accerta il reato e non la condanna del reo»; stop all’iter di demolizione solo in presenza di un provvedimento di sospensione da parte di un tribunale; istituire un fondo di rotazione da 100 milioni l’anno; emersione degli immobili, l’Agenzia delle Entrate deve rendere disponibili le informazioni sui fabbricati non accatastati.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «Il governo Meloni, invece di annunciare nuovi possibili condoni, potenzi l’attività di demolizione. Serve un intervento nazionale risolutivo». E Laura Biffi, coordinatrice dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente: «A frenare il risanamento delle aree è quella politica, locale e nazionale, ostaggio di interessi a breve termine. Nell’ultimo rapporto Bes l’abusivismo edilizio è stimato in crescita del 9,1%. Al Sud 42,1 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 in regola».