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L’eco di Watergate. Ma l’obiettivo stavolta è smuovere il Gop

L’eco di Watergate. Ma l’obiettivo stavolta è smuovere il GopIl comizio di Trump a Washington il 6 gennaio 2021 – Ap/Jacquelyn Martin

Stati uniti Dopo l’ultima udienza della Commissione d’inchiesta sul 6 gennaio tutti si chiedono se per Donald Trump ci saranno conseguenze penali

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 30 giugno 2022

A volte sono i pesci piccoli a smuovere di più le acque nei momenti cruciali. Così è stato per la testimonianza di Cassidy Hutchinson che ha subito rimandato alle audizioni di un’altra commissione parlamentare: quella che indagava esattamente 50 anni fa su Watergate.

ANCHE ALLORA gli inquirenti parlamentari chiamarono a testimoniare un funzionario di secondo rango, Alexander Butterfield, di cui nessuno alla Casa bianca sembrava occuparsi particolarmente. Proprio per questo però, come nel caso dI Hutchinson, era spesso una presenza inosservata nelle stanze che contavano. Fu lui nel 1972 a rivelare l’esistenza delle registrazioni segrete che Nixon era uso fare dei suoi incontri nello studio ovale. Una volta desecretate, su quelle bobine l’America e il mondo poterono ascoltare un presidente truce e adirato attaccare nemici veri ed immaginari con un turpiloquio da boss della malavita. Ancor prima che emergessero i dettagli del depistaggio, l’immagine del presidente risultò irrimediabilmente compromessa da quelle registrazioni.

Meno di un anno dopo avrebbe rassegnato le dimissioni, in disgrazia, ripetendo «non sono un delinquente« («I am not a crook») rimanendo poi invece archetipo proprio della corruzione politica per antonomasia.

LA COMMISSIONE del 6 gennaio non ha, per ora, ottenuto registrazioni. Al massimo alcuni tweet e trascrizioni di trafelate telefonate in cui alleati, famigliari (e perfino personalità di Fox News) imploravano Trump di far desistere i suoi scagnozzi dal dare la caccia a Mike Pence per linciarlo negli scantinati del Capitol, mentre lui rifiutava rispondendo sostanzialmente «se l’è cercata». Tutto questo si sapeva già fin dal secondo processo per impeachment, nel gennaio 2021. Quello che ha però aggiunto il racconto di Hutchinson, fino a quel momento fedelissima segretaria della cerchia ristretta, è l’immagine filmica del sovrano folle di rabbia che insulta e infine mette le mani addosso al sua stessa scorta nel futile e disperato tentativo di prevenire l’inevitabile. È un’immagine indelebile che da un lato rimanda ad una scena che potrebbe interpretare Tony Soprano e dall’altra restituisce l’idea di un loser – un perdente, la parola più temuta del lessico trumpista che l’ex presidente suole scagliare come il peggiore degli insulti. Accanto a questa vi è quella del re nudo, petulante e volitivo che spacca sui muri piatti di patatine col ketchup.

LE AFFERMAZIONI sulla colluttazione nel Suv presidenziale sono state smentite dagli agenti della scorta da cui Hutchinson afferma di averle sentite qual giorno, ma quell’immagine è destinata perseguitare l’ex presidente. La questione ora è se per lui ci saranno possibili seguiti penali, come in America si auspicano in molti. La commissione non ha il potere di procedere in questo senso e Merrick Garland. l’attorney general che in quanto ministro della Giustizia avrebbe facoltà di formalizzare accuse di sedizione nei confronti dell’ex presidente, è finora rimasto nel più rigoroso riserbo, come del resto anche Biden. La loro cautela ha fatto infuriare l’ala progressista del partito democratico ma i loro dubbi sono comprensibili. Un terzo processo di Trump (dopo i due impeachment falliti) potrebbe semplicemente rafforzare la sua narrazione della caccia alle streghe a sfondo politico alla viglia dei midterm. E affrontarlo, senza la necessaria forza politica, potrebbe creare un martire per i suoi sostenitori.

IERI IL PARLAMENTARE Jamie Raskin, membro della commissione, ha affermato: «Vogliamo giustizia, certo, ma abbiamo soprattutto a cuore di educare in nostri colleghi nel Congresso sui pericoli ricorrenti». Il riferimento è a quello che un altro testimone, il giudice conservatore Michael Luttig, ha definito «il pericolo di sovversione elettorale ancora del tutto imminente dato che i trumpisti dichiarano apertamente che ci riproveranno».

L’obbiettivo più immediato della commissione sembra quindi quello politico, un’ opera di convincimento volta ai settori moderati rimasti nel Gop che potrebbero aspettare il momento giusto per scaricare l’ex capo e la scomoda zavorra che rappresenta. E anche alcuni nuovi colonnelli oltranzisti del partito come Ron De Santis, governatore della Florida che molti vedono già come successore naturale allo scettro Maga, potrebbero annusare la debolezza di un leader ferito.

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