La ministra delle Pari Opportunità (o come si dice in Spagna, dell’Uguaglianza) Irene Montero, classe 1988, psicologa di formazione, è forse l’esponente del governo Sánchez più contrastata dagli avversari politici. Il suo impegno nella lotta per la difesa dei diritti delle donne – ma anche delle persone Lgbti – le ha fatto guadagnare molti nemici, non solo a destra. Lei e il suo compagno Pablo Iglesias sono stati sottoposti a un vero e proprio assedio: attorno alla loro casa si appostavano giornalisti e presidi fascisti: persino la loro prima babysitter rinunciò al lavoro, incapace di sostenere la pressione. Suscitò clamore anche il suo compagno e allora leader di Podemos, Iglesias, come prevede la legge – congedi di paternità e maternità identici e obbligatori, varata da Sánchez con l’appoggio di Podemos – rimanesse a casa qualche mese mentre lei guidava il partito.

Da quando è ministra ha promosso alcune delle leggi più emblematiche di questa legislatura. La cosiddetta legge del “solo sì è sì”; la nuova legge sull’aborto e la legge sui diritti delle persone Lgbti (la cosiddetta legge trans). La prima, in vigore da agosto, mette al centro il consenso esplicito della donna, senza dover dimostrare la violenza del rapporto. Non esiste più distinzione fra abuso e aggressione sessuale: è sempre violenza. Ne vengono previsti diversi tipi: la mutilazione genitale, il matrimonio obbligato, le molestie sessuali, il favoreggiamento della prostituzione. Infine a disposizione delle vittime ci sono sostegni anche se scelgono di non denunciare. La legge sta suscitando un acceso dibattito perché alcuni giudici stanno ricalcolando, in maniera favorevole al reo, pene imposte con la vecchia normativa.

La seconda legge rafforza il diritto all’aborto in strutture pubbliche; l’obiezione non può impedire l’aborto; sono aboliti i tre giorni di riflessione e permessi congedi per mestruazioni dolorose; le pillole contraccettive rientrano fra i farmaci gratuiti e sarà possibile abortire dai 16 anni senza il permesso paterno. La terza legge ha suscitato il dibattito più aspro: oltre ai diritti delle persone Lgbt (come il diritto alla filiazione per le coppie di donne, non più costrette a sposarsi, o alla proibizione delle cosiddette terapie di conversione promosse da alcune chiese per “curare” l’omosessualità, o la proibizione della chirurgia modificativa per le persone intersessuali fino ai 12 anni e l’obbligo di introdurre contenuti sulla diversità sessoaffettiva nelle scuole), il punto più polemico riguarda le persone trans. La legge infatti introduce la depatologizzazione e il diritto all’autodeterminazione di genere per le persone trans a partire dai 16 (dai 14 con il consenso dei tutori legali). Questo ha generato uno scontro frontale con un settore del femminismo e della sinistra (legata al Psoe) sul considerare le trans donne al 100%. A queste due ultime leggi manca la ratifica del senato, che avverrà a gennaio.

Irene Montero – foto Ap

Ministra Montero perché è così avversata?
Purtroppo non è una situazione nuova. La violenza politica è una strategia costante che si esercita contro le donne che occupano una posizione di responsabilità istituzionale, o nell’ambito delle associazioni femministe. È la risposta reazionaria alle conquiste dei diritti. Non si tratta di accuse puntuali o del dibattito nel Congresso, ma di una strategia mediatica: si cerca di distruggere la vita personale. Serve per dare una lezione a tutto il movimento femminista, promotore delle principali trasformazioni democratiche. Per fortuna la risposta che Pp e Vox hanno ricevuto è che continueremo a lavorare per proteggere la nostra libertà, per garantire i nostri diritti sessuali e riproduttivi e il diritto alla cura, e naturalmente per eradicare tutta la violenza maschilista.

Perché tanti giudici stanno usando la legge del solo sì è sì per alleggerire le pene invece di proteggere le donne?
È una legge che ci permette per la prima volta come Stato di avere tutti i meccanismi di prevenzione, rilevamento precoce, attenzione integrale e riparazione per le vittime di violenza , riconoscendo per la prima volta forme che non venivano contemplate come tali. Alle vittime viene fornito l’accompagnamento di una psicologa, di una lavoratrice sociale o di una giurista anche se decidono di non denunciare, e si evita la rivittimizzazione nel processo. E si mette al centro il consenso. È un cambiamento profondo del codice penale. È normale che all’inizio provochi un certo scombussolamento. Ma la legge è solida.

Perché tanta polemica sulla legge trans?
La legge conta con l’appoggio della maggioranza femminista di congresso e senato. Protegge le persone Lgbti: la libera autodeterminazione di genere, diritti per le lesbiche, per le donne e uomini bisessuali, per i gay evitando discriminazioni quando affitti una casa o sul lavoro, o nell’ambito educativo. Presto come società e come Stato potremmo saldare il nostro debito con le persone Lgbti e soprattutto con le persone trans.

Con i socialisti la convivenza non è facile. Come valuta questa esperienza di governo?
Questo è il primo governo di coalizione nella storia democratica spagnola. Dobbiamo costruire una cultura della coalizione. In Podemos valutiamo positivamente questa esperienza, stiamo dimostrando di essere la forza che trasforma, che propone misure che all’inizio tutti dicono impossibili, come l’aumento del salario minimo o l’imposta alle grandi fortune, o le misure femministe. E alla fine finiscono in Gazzetta Ufficiale . Il governo di coalizione è una conquista del movimento femminista, dei pensionati, di chi lotta per una casa degna, delle lavoratrici e lavoratori. Grazie a loro possiamo avanzare come democrazia e come società. Vogliamo continuare a governare, con maggiore forza dopo le elezioni del 2023, perché queste trasformazioni siano più decisive, più coraggiose e più veloci.

Sarà Yolanda Díaz, ministra del lavoro, la candidata della sinistra per le elezioni? C`è un po’ di maretta in Podemos.
In Podemos vogliamo un accordo con il movimento Sumar di Yolanda Díaz. È lei che deve dire se vuole essere la nostra candidata. L’importante è continuare ad avanzare politicamente. Per questo siamo qui, per consolidare il lavoro dentro e fuori delle istituzioni. C’è una maggioranza democratica e femminista nella società. In Spagna come negli altri paesi, l’estrema destra si può fermare costruendo le condizioni perché ciascuno possa costruire il proprio progetto di vita.