Ombre, sospetti, sassi che volano e mani nascoste dietro la schiena. L’intervista rilasciata da Guido Crosetto al Corriere della Sera è oggetto di esegesi ormai da tre giorni: cosa intendeva il ministro quando parlava di «riunioni di una corrente» della magistratura in cui si riflette su «come fermare la deriva antidemocratica» del governo? Pensava ai congressi e di Area Democratica per la Giustizia e Magistratura Democratica – pubblici e mai nascosti – o di non meglio precisati caminetti tra gruppetti di magistrati?

«Mica siamo un recinto con le pecore agganciate al palo», commentano dalle parti delle toghe rosse, bersaglio palese dell’attacco di Crosetto. Per il resto la linea della magistratura organizzata è sempre la stessa: parlano gli atti. E gli atti si possono impugnare. Ogni altra considerazione va oltre il dibattito pubblico ed è retroscena più o meno interessato. A destra molti sono convinti che Crosetto avesse in mente da tempo di dire «qualcosa» sulla magistratura, nonostante la perplessità di molti suoi sodali di partito, che lo scontro con la giurisdizione vorrebbero evitarlo o quantomeno rimandarlo il più possibile. Anche perché, in questa annata di esecutivo Meloni, le varie inchieste che hanno visto protagonisti pezzi della maggioranza sono state affrontate con enorme – per qualcuno addirittura eccessiva – prudenza dalla magistratura. E in ogni caso va notato che le principali procure italiane sono tutte capeggiate da esponenti di Magistratura Indipendente, cioè la corrente di destra alla quale aderiva anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, quando era magistrato.

IL NOME che più ricorre, nelle varie letture della famigerata intervista, è quello di Francesco Lollobrigida, noto per essere un fervente sostenitore della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, la madre di tutte le polemiche. A cosa stava pensando dunque Crosetto quando alludeva all’apertura di una stagione di «opposizione giudiziaria» prima delle Europee? A chiarirlo dovrà essere lo stesso ministro: oggi in commissione antimafia il Pd chiederà una sua audizione, mentre lui ha già fatto sapere di essere disponibile anche a incontrare i vertici dell’Anm per spiegare il suo pensiero. Disponibilità che il presidente Giuseppe Santalucia ha salutato con favore, senza comunque lasciar cadere il punto: «Chi legge una dichiarazione così può restare disorientato. Quindi al di là del rapporto di cortesia con la quale Crosetto si è detto disponibile a incontrarci, chiedo al ministro che venga fugata ogni ombra, se c’è qualcosa da denunciare lo faccia». Magistratura Democratica vede nelle dichiarazioni al Corriere un monito: «Vogliono una magistratura performativa, di scopo, strumentale agli obiettivi di un decisore unico». Ovvero «conforme» ai desideri del governo. E quella adombrata da Crosetto come una congiura togata dai contorni indefinibili, in realtà, secondo Md, è da leggere in continuità con il resto dell’intervista, dove si parlava di temi economici, Pnrr e relativi appalti. «È in quel contesto che il ministro immagina oscure componenti della magistratura intente a complottare», si legge in una breve nota. Il sottinteso lo hanno capito tutti: è del tutto evidente che quelle materie saranno oggetto di indagine, anche perché lo chiede la stessa Unione Europea. Dunque far sibilare in un’intervista l’ipotesi dell’esistenza di un’opposizione giudiziaria altro non sarebbe che una maniera di mettere le mani avanti.

DA QUI LA DOMANDA delle domande: c’è qualcosa che Crosetto sa e tutti gli altri no? O forse dietro non c’è niente ed è «il solito Crosetto» che esagera e che la spara grossa per farsi notare, come da suo abituale costume su X, piattaforma che lo vede tra i più assidui frequentatori e fomentatori di risse virtuali con chicchessia, dall’avversario politico del giorno al malcapitato utente che risponde a un suo post. Questa volta però è diverso. Ancora Santalucia: «paragonare i magistrati alla massoneria è molto grave». Chiara Braga, dal Pd, la mette giù durissima: «Quelle di Crosetto sono parole vicine all’eversione». Perché, tra uno spiffero e un’allusione, stiamo pur sempre parlando di un ministro della Difesa che grida al complotto. E dietro questo complotto ci sarebbero i giudici. Se non ci fossero stati trent’anni di berlusconismo, ci sarebbe di che inquietarsi.