«Una norma del tutto in linea con il populismo penale» che «sanziona con pene estremamente rigorose un comportamento, sull’onda dell’emotività suscitata dalle stesse forze politiche di governo in relazione ad uno dei tanti rave party che si è tenuto nel nostro Paese negli ultimi anni, offrendo del governo una immagine di controllo muscolare dell’ordine pubblico ma, di fatto scaricando, ancora una volta, sulla giurisdizione il peso dell’incapacità delle altre istituzioni di prevenire, gestire e comporre i problemi di ordine e sicurezza».

Le toghe progressiste di Area prendono posizione contro la norma sui rave che ha introdotto per decreto un nuovo reato senza che ricorressero, scrivono, «i presupposti di urgenza, atteso che una disposizione adatta a sanzionare le occupazioni abusive di immobili già esiste». Inoltre la norma «difetta di tassatività, lasciando troppo spazio di valutazione discrezionale all’interprete».
Area contesta anche quella che definisce la «consegna del silenzio imposta all’Associazione nazionale magistrati», perché «la proposta di un documento di critica della norma «non è stata accolta» dalle altre componenti.

Mentre l’Anm «non ha fatto mai mancare la sua proposta e la sua critica rispetto a tutte le iniziative legislative susseguitesi in materia civile e penale». Contro il decreto anti-rave si è tenuto ieri un presidio a Milano, davanti a palazzo Marino, sede del comune. «Signor Presidente questa piazza è illegale», era scritto su uno striscione rivolto alla premier Meloni. La manifestazione, a ritmo di musica, è stata promossa da Giovani democratici, Radicali, Verdi, Sinistra italiana e collettivi studenteschi.