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Le sentinelle del clima più estremo

Le sentinelle del clima più estremo

Emergenza Il geografo Lorenzo Pino esplora 40 località. In un libro racconta anche la resilienza dei popoli vittime dei gravi fenomeni atmosferici

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 22 febbraio 2024

Nella sua infinita estensione longitudinale in Cile possiamo trovare i luoghi più piovosi (Faro Bahía Félix) come quelli più aridi al mondo (Arica). Una specie di sineddoche climatica, dove il tutto è la Terra: un pianeta tumultuoso, sfaccettato, prezioso e delicato.

I FENOMENI CLIMATICI estremi si susseguono da un capo all’altro del pianeta, dal Canada all’Australia. Si va dagli uragani alle tormente di sabbia, dai temporali alle spettacolari nevicate: Roccacaramanico in Abruzzo detiene il record mondiale ufficioso di nevicate giornaliere (registrato nel 1961). Lorenzo Pini, geografo di stanza in Toscana, ha meticolosamente raccolto record e specifiche località nell’Atlante degli eventi atmosferici estremi (edito da Jonglez), un libro che in 160 pagine esplora le curiosità atmosferiche e la resilienza dei popoli che le subiscono.

«SONO STATO STIMOLATO da un piccolo obiettivo ovvero contribuire a fare chiarezza su un argomento diventato di primo piano quale il cambiamento climatico. Per comprenderlo è necessario prima conoscere le modalità con le quali si manifestano gli eventi atmosferici. C’è tanta confusione e poca conoscenza di questi, che non sono la stessa cosa del clima ma ne sono alla base. Al proposito, il nostro pianeta ha da sempre avuto una storia complicata e turbolenta e i popoli si sono via via adattati ai cambiamenti. Ora, i fenomeni estremi si sono intensificati e si verificano in luoghi considerati un tempo relativamente tranquilli, con un aumento della frequenza e dell’intensità», spiega Pini, autore di guide di viaggio, nonché profondo appassionato di meteo e di clima e fondatore del blog meteotrip.

NELL’ATLANTE HA RACCOLTO appunti e scritti, costruendo un viaggio di 40 destinazioni. Partiamo da alcuni casi europei sentinella. Fairbourne è un villaggio del Galles ed è un esempio estremo di località costiera situate a ridosso di un grande estuario di un fiume. I 700 abitanti potrebbero diventare i primi potenziali rifugiati climatici in Europa. Un rapporto del Consiglio di Gwynedd «ha evidenziato come entro il 2054 l’area non sarà più abitabile e che il villaggio dovrà essere disattivato entro il 2045».

Nei prossimi trent’anni è previsto, infatti, che il livello del mare possa aumentare di un metro a causa dell’erosione costiera, di tempeste sempre più violente e del riscaldamento globale. La Brévine, detta la Siberia della Svizzera, è caratterizzata da una storica inversione termica (a valle fa più freddo che in montagna), l’escursione termica stagionale è però, a causa delle calde estati, aumentata (oltre 70 gradi). Sulla Marmolada, la Capanna Punta Penia è un bersaglio prediletto dei fulmini, dal 7 ottobre 2022 – pochi mesi dopo la tragedia in cui persero la vita undici persone a causa del distacco di un seracco, dovuto all’innalzamento delle temperature – è stata installata una stazione meteo per monitorare le condizioni atmosferiche in tempo reale.

LE CONSEGUENZE DEL CALDO ESTREMO ricadono sui più poveri. A Kuwait City, il 21 luglio 2016 con la temperatura di 54 gradi è stato registrato il record di caldo planetario in luogo abitato: la maggior parte della popolazione combatte il caldo con grandi dosi di aria condizionata, ma «una parte, spesso lavoratori immigrati dal sudest asiatico, è costretta ad affrontarlo, rischiando la vita o perdendola». Questa sperequazione sociale è un tema che riguarda anche le nostre città: le fasce medio alte hanno più strumenti per difendersi, scegliendo di dotarsi di condizionamento o andando ad abitare a quote più alte.

«L’impatto dell’uomo sul territorio può creare – aggiunge Pini – eventi atmosferici nuovi, talvolta devastanti. È quello che è accaduto intorno al Lago d’Aral, tra Kazakistan e Uzbekistan, prosciugato e avvelenato dal governo sovietico che voleva aumentare la propria produzione di cotone. Qui, negli ultimi anni si sono verificate piogge salate e tempeste di sabbia mista a pesticidi».

L’ATLANTE SI SOFFERMA sull’adattamento ai cambiamenti dell’uomo (la resilienza dei popoli che li subiscono), che si rivede in casi specifici come quello di Ojmjakon, in Siberia, il luogo abitato più freddo al mondo (-71,2 gradi, un record registrato nel 1924). «Vengono tramandate usanze per sopravvivere in queste condizioni. Non ci sono tubature, che altrimenti congelerebbero. Nel villaggio esiste un solo negozio che rifornisce gli abitanti dell’essenziale per la vita quotidiana. Gli spostamenti a piedi all’aperto durante il periodo invernale sono rapidi: a – 45 gradi la pelle congela in 5-10 minuti.

Tuttavia gli abitanti conducono una vita a sentir loro del tutto normale, semplicemente, si adattano». In Cile, ad Arica, la città di mare dove non piove mai, la nebbia formata dalla camanchaca viene utilizzata per produrre acqua: «Nel 1985 sono state installate le prime reti acchiappanebbia. Si tratta di reti di polipropilene di pochi metri quadri appese tra due pali. Collocate sottovento, aspettano pazientemente a nebbia, le cui gocce d’acqua restano bloccate nelle maglie per poi scivolare lentamente in alcuni recipienti. Un metro quadrato di rete può recuperare in una sola giornata fino a 14 litri d’acqua». Litri di acqua per servizi sanitari e utenze domestiche.

«CON QUESTO LAVORO – conclude Pini – ho voluto stimolare la curiosità per gli eventi atmosferici, un passo da fare prima di approcciarsi al clima, in un certo senso propedeutico. Invece, non si presta la giusta attenzione all’osservazione dei fenomeni atmosferici. E di ciò sono responsabili anche le previsioni meteo che fanno un’informazione spettacolarizzata e acchiappa-click, che confonde le persone chiamando i fenomeni con nomi inventati. Riprendiamo a chiamarli con il loro nome».

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