Visioni

Le scommesse giovani della Settimana della critica

Le scommesse giovani della Settimana della critica«About Last Year» di D. Lavecchia, B. Surano, M. Terranova

Venezia 80 Il programma della 38a edizione dell'edizione parallela, organizzata dal Sindacato critici, tra formati ibridi e identità di genere

Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 luglio 2023

«È sempre una questione di sguardo. Rimettiamo al centro l’immagine, l’atto del guardare, il fare cinema con tutte le responsabilità che ne deriva». Sono queste le parole con cui Beatrice Fiorentino ha presentato la selezione della 38a Settimana Internazionale della Critica, in programma a Venezia dal 30 settembre al 9 ottobre.

ABBANDONATA quest’anno la conferenza stampa in presenza – per una «questione di sostenibilità» – la delegata generale del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici ha introdotto, in un video, le nove opere prime che costituiscono il cuore dell’edizione. «Rivelano sguardi precisi, furiosi, attenti, accomunati dalla voglia di nuovo». Si inizierà con God Is a Woman dello svizzero-panamense Andrés Peyrot, definito «un film manifesto, storico, estetico, politico», realizzato a partire da un girato del 1975 di Pierre-Dominique Gaisseau sul popolo Kuna, a Panama. C’è poi curiosità, come d’abitudine, per il film italiano in concorso. About Last Year è diretto da Dunja Lavecchia, Beatrice Surano e Morena Terranova. Tre sono le registe e tre le protagoniste, Celeste, Giorgia e Letizia, ventenni «ospiti» nel mondo delle ballroom omosessuali nella periferia di Torino. Un «coming of age, documentario affettuoso, canto alla vita». Ben due lavori poi dal Regno Unito, Hoard di Luna Carmoon e Sky Peals di Moin Hussain – con le musiche dell’ottima Sarah Davachi. Il film della tedesca Julia Fuhr Mann mette invece l’accento sulla mescolanza dei formati, Life is not a competition, but I’m winning è un ibrido tra finzione e documentario con al centro una storia sia sportiva che di identità sessuale.

UN ALTRO formato anomalo è quello di Malqueridas di Tana Gilbert, girato con i cellulari delle detenute di un carcere cileno. Completano il concorso Love is a gun dell’attore taiwanese Lee Hong-Chi, «neo noir cupo e dolente», e The Vourdalak del francese Adrien Beau, tratto da Tolstoj. In chiusura fuori concorso Sébastien Vanicek con Vermin, protagonisti «ragni infestanti come metafora della minaccia neo-capitalista».
Le scommesse proseguono poi in SIC@SIC, dedicata ai cortometraggi italiani – sei giovani autori, un’autrice, in controtendenza rispetto alla presenza delle donne alla regia dei lungometraggi internazionali. Per Tommaso Frangini e Federico Demattè quello alla Sic sarà un ritorno, ben «lanciato» – con la supervisione di Apichatpong Weerasethakul e una distribuzione internazionale già assicurata – è poi Antonio La Camera. Infine, un evento speciale. Una produzione dello stesso SNCCI, Passione critica, cinquant’anni di storia della critica cinematografica italiana nel suo intreccio con gli autori, è un documentario diretto da Simone Isola, Franco Montini, Patrizia Pistagnesi.

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