La stella della tv Ivan Urgant, l’esperto di moda Aleksander Vasilev e il regista del Teatro Bolshoi Aleksander Molochnikov sono i primi esponenti della vita pubblica russa a finire sugli elenchi del Grad, il gruppo di lavoro costituito alla Duma per vigilare sui presunti “agenti stranieri”, in quella che ha tutta l’aria di essere una nuova spinta della autorità contro la libertà di espressione.

Urgant è conosciuto anche in Italia. Negli ultimi due anni ha dedicato al nostro paese gli show televisivi di Capodanno. I programmi, intitolati “Ciao 2020” e “Ciao 2021” e ispirati all’avanspettacolo degli anni Ottanta, gli hanno permesso di ottenere oltre alla popolarità anche l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia. Al documento parlamentare Urgant ha risposto con ironia, dicendo sui suoi canali social che intende contribuire al “maccartismo russo” con il divieto di suonare qualsiasi pezzo di Paul McCartney, fatta eccezione per “Back in the USSR” dei Beatles.

Il suo appello alla pace in Ucraina e il mancato appoggio a quella che al Cremlino ancora chiamano “operazione speciale” sono già stati al centro del dibattito politico. A marzo, quando aveva lasciato la Russia per alcune settimane, molti a Mosca hanno parlato di una fuga all’estero. Sul caso si era sentito in dovere di intervenire anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Urgant è un grande patriota», aveva detto allora, «ma è possibile che sia spaventato perché non ha compreso le azioni del nostro governo». Il programma di intrattenimento che conduceva sul Primo canale della tv di stato, Vecherny Urgant, non è in onda dall’inizio della guerra, ufficialmente perché la rete ha spostato tutti gli sforzi sull’informazione. Ora sembra che il governo, al di là dei commenti ufficiali, abbia deciso di alzare il livello del confronto con uno dei personaggi televisivi più conosciuti e più popolari del paese.

Parlando con il quotidiano Parlamentskaya Gazeta, il deputato Dmitry Kuznetsov, fra gli autori dell’iniziativa, ha raccontato nel dettaglio le azioni che il Grad ha deciso di intraprendere. Con una lettera al direttore del Primo canale, Konstantin Ernst, e al ministro dello Sviluppo digitale, Maxut Shudaev, è stato chiesto di escludere in modo definitivo i programmi di Urgant e Vasiliev dal palinsesto della rete. Ernst è un manager potente. Per il ruolo che ricopre è considerato a ragione uno degli uomini più vicini al presidente, Vladimir Putin. Che il suo nome venga fuori in questa circostanza è un segnale di cui tenere conto. Dopodiché quelli del Grad si sono dedicati a Molochnikov, inviando la medesima lettera al direttore del Teatro Bolshoi e al ministro della Cultura. Una via di uscita, fanno sapere dalla Commissione, ci sarebbe.

Per imboccarla, però, i tre dovrebbero fornire ampio e pubblico sostegno alle repubbliche di Donetsk e di Lugansk e alle operazioni militari in corso in Ucraina. «Vogliamo contribuire all’autopurificazione del sistema con cui la cultura è gestita», ha detto Kuznetsov, secondo il quale i funzionari dello stato «non dovrebbero guardare ai loro gusti, alle ambizioni personali, oppure al successo degli amici, ma semplicemente agli interessi del paese e della società russa».

Kuznetsov è del partito Spravedlivaya Rossiya (Russia Giusta), nelle cui file siede alla Duma anche lo scrittore Zakhar Prilepin, altro rappresentante della commissione Grad. Già prima della guerra sui parlamentari di Russia Giusta pesava l’accusa di essere semplici comparse nella recita allestita in Parlamento da uno dei consiglieri più fidati di Putin, Vladislav Surkov, l’ideatore del modello “democrazia sovrana” che ha segnato per oltre un decennio la politica interna. Sulla carta Russia Giusta era un movimento di opposizione. Nella pratica avrebbe esercitato il ruolo nei rigidi confini stabiliti al Cremlino. Ora che il principio di sovranità ha definitivamente surclassato quello di democrazia, Kuznetsov e colleghi ripetono a pieni polmoni i principi più radicali espressi da Putin.

A partire dall’idea che la guerra in Ucraina rappresenti per i russi una enorme opportunità di “autopurificazione”, che sia necessaria per “separare i patrioti dai traditori” e che serva, quindi, a “sputare fuori questi ultimi come si fa con i moscerini che entrano accidentalmente in bocca”, per riprendere gli stessi termini che Putin in persona ha usato a marzo in un messaggio alla nazione.