Le parole acuminate di Pinter e l’atroce festa della società
A teatro Tre brevi testi del grande drammaturgo inglese nella messa in scena di Lino Musella al San Ferdinando. L’impegno politico come attenzione al mondo, la violenza e il messaggio
A teatro Tre brevi testi del grande drammaturgo inglese nella messa in scena di Lino Musella al San Ferdinando. L’impegno politico come attenzione al mondo, la violenza e il messaggio
Un esempio di grande forza, artistica e culturale, è sui nostri palcoscenici Lino Musella, attore eccellente capace nello stesso tempo di scelte drammaturgiche avanzate, quale è ora un suo viaggio attraverso la scrittura più impegnata di Harold Pinter.
LO SCRITTORE inglese, uno degli autori massimi del 900, ha attraversato generi teatrali diversi nella sua corposa storia artistica. Da attore e da scrittore, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, fino alla morte nel 2008, meritando pochi anni prima di morire il Nobel per la letteratura. Costante nella sua scrittura, sempre densa eppure formalmente essenziale, ha portato in scena un forte impegno sociale e poi scopertamente politico: non per appartenenza ai partiti o a correnti di pensiero, quanto piuttosto come attenzione al mondo, a una umanità sempre vittima di sopraffazioni e di violenza, e di dittature di vario genere, riuscendo a scoprirsi (e quindi a farsi valere) proprio nel vivere in scena i propri meandri interiori e insieme la violenza (verbale e fisica, anche estrema) di cui i poteri forti fanno uso. Elaborando, da scrittore, forme originali per rendere esplicita la denuncia della miseria morale dei «forti», e possibili capacità di resistenza da parte di chi quel potere non ce l’ha.
La redazione consiglia:
Il tempo di Harold PinterNELLO SPETTACOLO di Musella al San Ferdinando (prodotto dal Teatro nazionale di Napoli) si segue quindi un flusso di pensiero e di maturazione politica, dove le situazioni diverse, e il procedere della lucidità politica, si giovano reciprocamente a costruire (e restituire allo spettatore) una visione sempre più critica e dolorosa di presa di coscienza, e di denuncia.
I diversi testi, e le diverse situazioni, si lasciano scoprire e intrecciare a vicenda, rendendo sempre più acuto quel senso che dal dolore svela l’ingiustizia, che da privata diviene collettiva, anzi di massa rendendo una minoranza padrona del mondo e dei suoi abitanti, delle loro vite, delle loro scelte, e delle loro intelligenze. Dal dolore della parola che si fa violenza nel Bicchiere della staffa, alla incomprensione che dietro l’ignoranza della lingua arriva a scartare e infine sopprimere una minoranza, fino al «primato» sociale di una classe corrotta e «spregiudicata» che può far morire violentemente chi prova ad opporsi.
La redazione consiglia:
Essere Eduardo, le leggi profonde e emozionanti del palcoscenicoI consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento