Foglia, Genica, Misa, Metauro, e a scendere, Penna Ete, Tenna. Le piogge che periodicamente si abbattono sulle Marche, come altrove, riportano a galla nelle loro piene una nomenclatura da lezione di geografia delle elementari. I nomi dei corsi d’acqua diventano quelli di sorvegliati speciali.

NEI DUE GIORNI di pioggia sulle Marche ci sono state ondate di piena ma i fiumi sembrano aver tenuto. Fresco il ricordo della tragedia del settembre 2022 che ha colpito le province di Ancona e di Pesaro-Urbino. Il Comune di Cantiano, ci spiega il Sindaco Alessandro Piccini, che dalle piogge del 15-16 settembre ha avuto 70 milioni di danni, ha ricevuto per ora solo uno storno di 2 milioni, a valere sulla legge nazionale di protezione civile, in pratica un anticipo legato a primi indennizzi post fase emergenziale. Questo denaro non è ancora nelle tasche dei cantianesi perché l’istruttoria è complessa e manca la struttura per gestirla. «L’Italia è bravissima nell’emergenza. I primi giorni dopo l’alluvione sono stati fatti miracoli, ma poi tutto si ingessa. Cantiano ha avuto peraltro la fortuna, chiamiamola così, della dichiarazione immediata dello stato di calamità, alla Regione sono già arrivati 97 milioni di euro sui 400 previsti nel triennio, li ha in cassa, ma ancora non sono erogati. Questo perché pur essendo in emergenza la situazione è soggetta a regole ordinarie, non si riesce ad avere un piano di riparto celere. Nella fase di ricostruzione deve esserci la possibilità di andare in deroga, così come accaduto nei primissimi giorni post alluvione, velocizzare le procedure, altrimenti si rischia che per cittadini e imprese prevalga lo sconforto. Chi è ripartito lo ha fatto con soldi propri o con l’accesso al credito ed ora si aspetta i ristori, che lo Stato faccia lo Stato».

ARRIVATI A MAGGIO 2023, intanto, si deve leggere ancora nelle pagine Facebook dei Comuni, come quello di Senigallia, il saggio invito: «Salite ai piani alti», «restate a casa». Piove, lo si sapeva da una settimana ma al dunque non resta che rintanarsi o arrampicarsi come i nostri antenati, come per scappare dalla fauna selvatica. Per qualche ora è sembrato di nuovo il lockdown. Le precipitazioni annunciate si sono rivelate nelle ore meno violente e frequenti del temuto; ieri dalla tarda mattinata si è tirato un respiro di sollievo anche nel fermano maceratese.

INTANTO SI CONTANO i danni per la provincia di Pesaro e Urbino, al confine con la flagellata Emilia Romagna, che qui non riguardano direttamente le persone, non si contano vittime (otto mesi fa furono 12) né dispersi. Ieri il Sindaco di Pesaro Matteo Ricci e il Presidente della Provincia Giuseppe Paolini, chiedendo lo stato d’emergenza, hanno parlato di aree industriali e impianti sportivi allagati, scantinati e piani bassi di abitazioni e uffici, viabilità interrotta, strade impraticabili e alberi caduti. Nelle Marche ce ne sono ancora, di alberi, e anche se i rami si mettono in mezzo ai sentieri, sono loro a rendere i terreni meno franosi, compattare gli alvei e rallentare la corsa dell’acqua.

«La stima delle perdite è naturalmente ancora in corso, ma non mi stupirei se superasse i due milioni di euro – spiega il Presidente Paolini – oggi anche il Governatore della Regione Marche si è espresso con la richiesta di un commissario per l’emergenza». Acquaroli ha sottolineato in una nota come «le opere di mitigazione comportino tempi lunghi e noi da settembre ad oggi abbiamo avuto molti alert per il maltempo». Il geologo marchigiano Fabrizio Pontoni spiega che qui, come altrove, andrebbero analizzate molto bene le priorità in base all’orografia dei corsi d’acqua e al rischio, mettendo prima in sicurezza le aree antropizzate. Ricorda che i cambiamenti climatici impattano in maniera diversa nei territori a seconda delle caratteristiche dei bacini, che gli interventi vanno ponderati tenendo a mente anche la gestione dell’agricoltura che incide moltissimo. Porta l’esempio della Ue «che incoraggia con contributi la coltura del girasole che lascia il suolo scoperto, questo ha delle conseguenze che non si possono trascurare».

L’allerta meteo intanto da arancione è diventata gialla in tutte le Marche, gli sfollati sono tornati a casa, le vie e le scuole riaprono. Tra un mese richiuderanno perché, sembra impossibile ora, sarà estate.