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Le donne non cedono: 650 cortei per l’aborto attraversano gli Stati Uniti

Le donne non cedono: 650 cortei per l’aborto attraversano gli Stati UnitiLa protesta delle donne ieri a Washington – Ap

Usa Centoventi associazioni, guidate dalla Women’s March, in piazza contro la legge texana e le mire della Corte suprema filo-Trump. Decine di migliaia di persone in tutti e 50 gli Stati per un’Ivg legale e accessibile a tutte

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 3 ottobre 2021

I sostenitori del diritto all’aborto sono scesi nelle strade degli Stati uniti a far sentire la loro rabbia per la legge texana sull’interruzione di gravidanza, la più restrittiva del Paese, e per il pericolo che rappresenta questa Corte suprema conservatrice che potrebbe pronunciarsi durante il prossimo mandato, che inizia domani.

Centoventi associazioni hanno organizzato 650 cortei in tutti i 50 Stati, alla vigilia erano attese almeno 120mila persone. Tra gli organizzatori c’è la Women’s March, che durante la presidenza Trump aveva organizzato molte delle proteste contro The Donald dal giorno successivo al suo insediamento alla Casa bianca, il 21 gennaio 2017, portando milioni di persone in piazza.

«QUESTA È una coalizione che si sta riunendo sotto l’hashtag “Rally for Abortion Justice” e la Women’s March sta svolgendo un ruolo particolare – ha detto in una conferenza stampa online la direttrice esecutiva dell’associacione Rachel Carmona – Come direbbero i film di Taken, abbiamo “una serie specifica di abilità” e possiamo organizzare un evento di queste dimensioni in quattro settimane».

WOMEN’S MARCH è parte di una strategia molto più grande che ha riunito i sostenitori del diritto all’aborto mentre cercano di capire come contrastare legalmente e pragmaticamente la SB 8, la legge del Texas che vieta gli aborti dopo circa sei settimane di gravidanza.

«Per chi lavora nelle cliniche che praticano aborti – ha spiegato Carmena – un passo fondamentale è informare le pazienti delle loro opzioni quando si rendono conto di non potere abortire nel loro Stato».

I sostenitori del diritto all’aborto in Texas si sono mobilitati per informare le pazienti, ma anche per supportare economicamente chi deve cambiare Stato per abortire. La città di Austin ha accettato di «indagare e perseguire azioni legali appropriate a sostegno degli attuali sforzi per ribaltare la SB 8».

I SONDAGGI MOSTRANO che gli americani si oppongono al ribaltamento della Roe v. Wade, la sentenza che ha legalizzato a livello federale il diritto all’aborto negli Usa, con un margine di circa 2 a 1. La grande maggioranza sostiene, a differenza della legge texana, che una donna debba potere abortire in caso di stupro o di rischio per la propria salute.

«Questa non è solo una Women’s March – ha aggiunto Carmona – È una coalizione di oltre 120 gruppi, tra cui Planned Parenthood Federation of America e più di tutti Black Feminist Future, che è focalizzata sul garantire che le donne possano accedere in modo sicuro e legale all’aborto ma anche all’assistenza sanitaria per le loro famiglie».

Questa lotta, infatti, sostiene non solo che l’aborto debba essere legale, ma anche accessibile a tutti, indipendentemente dallo status socio-economico o da qualsiasi altra barriera che potrebbe escludere qualcuna dalla procedura. E che questo dovrebbe valere per tutte le questioni che coinvolgono la salute.

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