I fatti risalgono alla sera del 30 gennaio. A Villa Bellini, al centro di Catania, una ragazza tredicenne è stata bloccata insieme al suo compagno di diciassette anni ed è stata vittima di uno stupro di gruppo. Grazie anche alla testimonianza della vittima, sono stati fermati sette ragazzi di cittadinanza egiziana. Quattro di essi sono appena maggiorenni. Erano arrivati in Italia fra novembre 2021 e marzo 2023 come minori non accompagnati e sono ospiti di una comunità di accoglienza. Ieri, il Gip per i minorenni ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre degli indagati.

È l’ennesimo caso di violenza di genere. Soltanto negli ultimi sei mesi nella sola provincia di Catania, fa sapere la Procura, sono stati trattati 250 casi di codice rosso ed emesse 50 richieste cautelari. Eppure, per la destra questa faccenda che ha a che fare con l’appartenenza etnica. È l’ennesimo slittamento verso la guerra culturale, un modo per dichiarare ancora una volta l’«emergenza migranti». «Per quella bambina di 13 anni stuprata brutalmente non facciamo riflessioni da salotto – esclama ad esempio la parlamentare europea Susanna Ceccardi – Smettiamola di far entrare tutti!». Da Fratelli d’Italia ne approfittano per rivendicare il restringimento dei diritti verso i minori non accompagnati contenuto nel decreto migranti.

L’operazione può essere ascritta a quello che la sociologa Sara Farris, docente a Londra all’università di Goldsmiths, chiama «femonazionalismo». Si tratta di portare la retorica dei confini e dell’esclusione sul terreno dei diritti delle donne, sostenendo, ad esempio, che gli uomini migranti siano un pericolo per le società occidentali, dato il loro atteggiamento oppressivo. È una narrazione che ha radici ben piantate nell’inconscio collettivo reazionario: Farris cita le pratiche discorsive coloniali, impegnate a rappresentare gli uomini «altri» come minacce sessuali e le donne «altre» come proprietà dei «salvatori» bianchi. Tuttavia, è una delle conclusioni della studiosa, riducendo il tema dei diritti di genere a uno scontro di civiltà si legittimano le molteplici forme di oppressione che ancora colpiscono le donne.

In effetti, al di là delle criminalizzazioni su base razziale, il governo Meloni ha fatto ben poco per combattere la violenza di genere. Solo qualche settimana fa un rapporto di ActionAid ricordava che l’esecutivo nel corso dell’ultimo anno ha tagliato i fondi per la prevenzione della violenza di genere del 70%: dagli oltre 17 milioni di euro nel 2022 si è arrivati ai 5 milioni stanziati nel 2023. Per Valeria Valente senatrice Pd, «il branco nel caso di Catania era composto da ragazzi egiziani, ma in moltissimi altri casi si trattava di giovani italiani, italianissimi, come a Palermo e a Caivano, solo per citare due casi eclatanti. I dati che abbiamo prodotto anche come Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio parlano chiaro: gli italiani violentano e uccidono italiane e gli stranieri le straniere, spesso della stessa etnia».

Molte donne catanesi non cadono nella trappola femonazionalista. Chiedono al prefetto di essere ricevute e danno appuntamento per domani alle 17.30 di fronte alla Prefettura,. «Ti arrivi il nostro abbraccio, sorella – scrivono le donne di Cgil, Udi, la Ragnatela Città felice, Fare stormo-il Cerchio delle donne, Femministorie, Anpi, Memoria e Futuro, Rete Restiamo Umani, Rete Studenti Medi, Sunia e Udu – Ti arrivi la nostra solidarietà e la nostra rabbia. Non ti lasceremo sola. Non consegneremo te e le donne della nostra città alla cultura dello stupro, della violenza sul nostro corpo, della sessualità tossica, del dominio sull’altro, del femminicidio».