Il ragazzo va sì sorvegliato per un anno, ma in modo semplice, non speciale. Alla fine persino l’accusa non se l’è sentita di assecondare in toto la richiesta della Questura di Pavia di applicare le misure della sorveglianza speciale contro l’attivista ambientalista Simone Ficicchia, 20 anni e nel curriculum movimentista alcune azioni dimostrative fatte negli scorsi mesi insieme al collettivo Ultima Generazione. Misure di sorveglianza che solitamente si applicano a presunti mafiosi, terroristi e criminali di un certo livello.

LA COLPA DI SIMONE è invece quella di aver imbrattato con vernice lavabile il muro d’ingresso del teatro alla Scala di Milano e di aver incollato la mano al vetro di protezione della Primavera del Botticelli agli Uffizi di Firenze. Azioni dimostrative fatte per denunciare l’inerzia dei governi verso la crisi climatica che ci sta travolgendo. Il «contesto di queste condotte è comunque di limitata offensività» ha ammesso ieri in aula al Tribunale di Milano il pm Mauro Clerici riformulando le accuse nei confronti del ventenne. Sorveglianza semplice, che significa comunque una serie di prescrizioni nei comportamenti e controlli che dovranno essere poi stabiliti dai giudici che decideranno entro 30 giorni se Simone va sorvegliato e punito oppure no. «Arrestate la crisi climatica non gli attivisti» era scritto su un cartello tenuto in mano da una ragazza fuori dal tribunale.

A sostenere Simone Ficicchia ieri mattina c’erano un centinaio di attivisti e collettivi come Ultima Generazione, Fridays For Future, Extinction Rebellion, Scientist Rebellion. Cantavano «non siamo vandali non siamo terroristi chiediamo libertà per tutti gli attivisti» e «you are not alone, you are not alone».

L’udienza era aperta al pubblico e dentro l’aula di tribunale sono risuonate frasi e parole inedite per quel palazzo: crisi climatica, estinzione, sopravvivenza del pianeta, umanità a rischio. Hanno parlato sia Simone che il suo avvocato Gilberto Pagani. «L’obiettivo delle nostre azioni non violente è la salvaguardia del futuro e per questo mettiamo in gioco i nostri corpi» ha spiegato il ragazzo. «Nelle azioni che abbiamo fatto c’è sempre il rispetto per le opere d’arte, scegliamo quelle che hanno vetri protettivi e usiamo una vernice che è subito lavabile». Uscito dal tribunale Simone ha detto di essere fiducioso per la decisione che i giudici prenderanno entro 30 giorni. «Il discorso del mio avvocato ha commosso persino me, è stato potente». Ai tanti giornalisti presenti ha ribadito che il solo fatto di essere lì, in tribunale, con accuse da codice mafioso, «è un’enorme assurdità».

A SUO CARICO non ci sono al momento processi in corso e mai ci sono state condanne di alcun tipo. Nonostante ciò la richiesta arrivata nelle scorse settimane dalla Questura di Pavia è stata di sorveglianza speciale per un anno con obbligo di dimora nel comune di residenza, Voghera, con tutto quello che significa per un ragazzo di 20 anni che per lavoro, studio e piacere deve potersi muovere. «Dopo la mia richiesta di sorveglianza ci sono stati i tre arresti per il blitz al Senato e alcuni avvisi orali ad altri attivisti per azioni minori» ha ricordato il ragazzo ai giornalisti, «mi sembra che la repressione si stia inasprendo soprattutto verso chi sta iniziando a mobilitarsi ora».

SE VERRÀ CONDANNATO promette di continuare a sostenere la causa con la consapevolezza «dei limiti delle restrizioni che mi daranno». Dalla politica l’ex ministro del lavoro e deputato Pd Andrea Orlando ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Il rischio che si configura è che si verifichi una sproporzione tra offesa effettiva e sanzione che in realtà contrasti con gli stessi principi costituzionali».

Anche Unione Popolare, presente con le sue bandiere fuori dal tribunale di Milano, ha commentato con il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo «il problema è il clima, non la protesta. Gli attivisti non sono mafiosi» e Potere al Popolo «chi distrugge il pianeta è pericoloso non chi lo difende». Nei giorni scorsi era circolato un appello firmato da Amnesty e altre Ong: «La sorveglianza speciale è completamente ingiustificata ed è espressione della crescente criminalizzazione nei confronti dell’attivismo ambientale».